Siamo fatti di ciò che mangiamo, a tutti i livelli, a partire da quello fisico che richiede un’attenzione agli alimenti di cui ci nutriamo.
Per questo motivo, in occasione della Giornata della Gastronomia Sostenibile, che si celebra il 18 giugno, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo agricolo, la sicurezza alimentare, la produzione sostenibile di cibo, il consumo responsabile e la conservazione della biodiversità, per la rubrica Ricordi al futuro, riproponiamo l’intervista a Lucia Rinaldi, titolare di Bioagricola e presidente di Confagricoltura Donna Campania, che internamente all’organizzazione nazionale di cui fa parte rappresenta le imprenditrici del sistema confederale con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dell’imprenditoria femminile e delle pari opportunità nel settore agricolo e, più in generale, nella società e in economia.
Un comparto, quello agroalimentare, che contiene in sé il naturale approccio al rispetto per l’ambiente e il sociale, condizione necessaria e concreta per progredire.
Donne in agricoltura, dalle origini la spinta per innovare
“Un’agricoltura che comprenda, oltre la cura della terra e di quello che ci è stato affidato dalle generazioni precedenti, la spinta al cambiamento e all’innovazione intesa come economia circolare”.
“La sostenibilità è come un cerchio: incominciamo a pensare che tutto quello che abbiamo, dobbiamo restituirlo alle generazioni future trasformato in meglio”.
Passato, presente e futuro si intersecano nelle parole di Lucia Rinaldi, che raccontano, come natura insegna, quanto il tempo sia grande maestro di attesa e raccolta.
Nelle sue parole l’imprenditrice restituisce uno sguardo a una maggiore comprensione di ciò che la terra ci può offrire: “Bisogna ritornare al territorio, aiutare le realtà più piccole piuttosto che pensare di risolvere le questioni nell’immediato senza una visione: è necessario rispettare i cicli della natura, non è detto che tutto l’anno dobbiamo avere frutti che la terra in realtà elargisce solo in alcune stagioni. Tutto il comparto ortofrutticolo andrebbe ripensato anche rispetto ai tempi stagionali. Va rivalutato il nostro modo di vivere e comprendere come noi siamo abituati a rispondere ai nostri bisogni. Dobbiamo recuperare una conoscenza precisa dei cicli della natura e allo stesso tempo lavorare a un’innovazione in termini di organizzazione, riciclo, digitalizzazione. C’è una richiesta molto forte della soluzione del bisogno immediato. Manca la cultura dell’attesa, del cogliere il momento giusto”.
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Giornalista, counselor a mediazione espressivo artistica e corporeo teatrale, consulente alla comunicazione positiva e allo sviluppo individuale e dei gruppi. 20 anni di esperienza in comunicazione aziendale.