È passato quasi un mese dal clamore dell’elezione del nuovo Papa, come tutti i rappresentanti di un potere sul pianeta, laico o religioso che sia, ora alla prova dei fatti di una globalità che racconta di divisioni e guerre.
Nel lasciare a ciascuno dei lettori la supremazia del pensiero e del sentire individuale sull’evento, sulle parole e sui fatti che seguiranno, Quoziente Humano in ascolto delle persone, nelle loro diversità, porta il racconto di una giornata trascorsa nella Roma che perpetua il rito dell’elezione papale.
Lo facciamo accogliendo lo sguardo della collega Paula Acosta, giornalista della stampa estera che racchiude in sé l’anima del Brasile, sua patria di origine, e dell’Italia, dove vive da ormai 20 anni.
Mentre il comignolo del Vaticano fumava nero e poi bianco, Paula ha cercato, guardato e ascoltato le persone.
Dal ‘cuore’ di San Pietro uno sguardo sul conclave
“La vera religione è l’umanità.” Questa frase me l’ha espressa il 7 maggio scorso un signore indiano incontrato davanti al Vaticano. Ha preferito l’anonimato, però ha aggiunto di essere molto rispettoso del mondo cattolico e vicino anche a quello musulmano. Mi è sembrata la migliore introduzione per un racconto sul conclave, che cominciava proprio quel pomeriggio, dal punto di vista della piazza.
San Pietro è abituata alla folla, ma da quel giorno migliaia di persone hanno iniziato a radunarsi in attesa della famosa fumata bianca che comunica l’elezione di un nuovo Pontefice. C’erano turisti da tutto il mondo, circa 4.000 giornalisti e – soprattutto la sera – tanti romani. Dopo due deludenti fumate nere, finalmente alle 18.07 dell’8 maggio il segnale chiaro si è alzato dal comignolo della Cappella Sistina, scatenando una sorta di euforia collettiva, a prescindere dalla fede professata: c’era chi piangeva, chi saltava di gioia, chi era semplicemente felice di assistere a un momento storico. Alle 19.15, erano in 150 mila ad attendere l’annuncio solenne: “Habemus Papam”.

Anche io ero curiosa di sapere chi sarebbe stato il successore di Francesco e, confermando il detto “chi entra Papa esce cardinale”, ha sorpreso molti l’ascesa dell’agostiniano Robert Francis Prevost, cittadino statunitense e peruviano, già prefetto del Dicastero per i Vescovi dal 2023, ora divenuto Leone XIV.
Ho vissuto quei giorni all’epicentro del cattolicesimo con l’obiettivo di cogliere i sentimenti delle persone. Cosa rappresenta oggi la figura del Papa per chi si è recato in piazza? Cosa si aspettano da lui, anche sul piano spirituale? Stare tra la folla, invece che nelle aree riservate alla stampa, mi ha avvicinata a molte storie, alcune le racconto ora.
Un’esperienza fuori dall’ordinario
Sposati da 40 anni, Julia (62) e Nick Bridgewater (64) sono originari di Staffordshire in Inghilterra. Erano arrivati a Roma per il funerale di Papa Francesco, poi tornati a casa, e infine rientrati appositamente per il conclave. Partecipare a entrambi gli eventi era per loro un modo di chiudere un cerchio: erano a Roma dodici anni prima quando fu eletto Bergoglio e, come suoi sostenitori, sentivano il bisogno di salutarlo oltre che accogliere il nuovo Pontefice.
“Siamo qui anche perché il cambiamento è sempre complicato, no?”, ha detto Julia. “Credo davvero che questa debba essere una Chiesa per tutti. Dobbiamo trovare un modo per includere chiunque desideri farne parte. E dobbiamo accogliere i giovani, ascoltare le loro opinioni, perché rappresentano il futuro.”
Anche l’energia della piazza era, per loro, speciale. “Persone di tutto il mondo riunite a pregare insieme è qualcosa di potente e rafforza la nostra fede. Perché non è sempre facile essere cattolici in Inghilterra”, ha sottolineato Julia. “Noi torniamo spesso a Roma, e uno dei motivi è che qui sentiamo una grande forza, ricarichiamo le batterie per tornare a casa”, ha aggiunto Nick. E a ottobre saranno lì di nuovo con i compagni della loro parrocchia. Per loro, la fede è semplice e essenziale: “È il centro di tutto ciò che fai e in cui credi”, ha detto Julia, con Nick d’accordo.
Poco distante ho conosciuto Ben e Ruben, due ventenni inglesi. Pur non essendo molto religiosi, i due erano contenti di vivere quel momento straordinario. “Penso che sarà bello un giorno poter dire ai miei figli che c’ero anche io. Non sono molto credente, ma sento che c’è ‘qualcosa’, e per questo partecipare a un momento come questo è importante”, ha detto Ben. “Sto facendo dei video da mandare ai miei nonni, che anni fa erano qui per lo stesso evento. Potremo confrontare le nostre esperienze.” Anche Ruben si sentiva parte di qualcosa di grande: “Solo il fatto di assistere a tutto questo processo è già incredibile.”

Grande affluenza brasiliana
Tra le presenze più numerose c’erano senz’altro i brasiliani. Naturale, considerando che il Brasile è il Paese con il maggior numero di cattolici al mondo – 182 milioni, pari al 13% del totale – secondo l’Annuario Pontificio 2025 e l’Annuario di Statistica sul biennio 2022-2023.
Molti si erano organizzati tanto tempo prima per vedere Francesco e si sono ritrovati invece a vivere l’elezione del nuovo Papa. Era il caso della signora Antonia Vilioni, (84), di Franca (San Paolo), che insieme alla famiglia, in piedi e senza dimostrare stanchezza, ha vissuto la lunga attesa per il risultato della non concludente prima sera.
“Spero che il nuovo Papa sia come il precedente: semplice, umile. La mia speranza è che lui che aiuti a costruire un mondo migliori in cui tutte le religioni si rispettino a vicenda”, ha affermato.
L’architetta Patricia Madeiro (55) e l’imprenditore Alex Licker (51) abitano a Maceió, nel nordest del Brasile. Anche loro si sono ritrovati testimoni del conclave per caso. Per Alex, la figura del Papa è anche un punto di riferimento umano: “Essere cattolico oggi, per me, significa vivere un rapporto più libero con Dio, più leggero, ma sempre guidato nella mia fede.”

Patricia, a sua volta abbastanza commossa, ha voluto mettere in risalto una parola chiave come auspicio per il nuovo pontificato: inclusione. “Papa Francesco ha fatto moltissimo per valorizzare la dignità di tutte le persone, indipendentemente da genere o orientamento. Tutti devono sentirsi cattolici, avere il diritto di entrare in una chiesa e chiedere una benedizione. Dio è per tutti. È questo che il mondo continua a chiedere”.
Una storia sorprendente è quella di Valéria (72) e Homero Eschiletti (81), di Porto Alegre, nel sud del Brasile, conosciuti poco prima della conclusione del conclave. Lei, professoressa in pensione; lui, pediatra e autore del libro “Figlio di nessuno”, che racconta la storia di suo nonno abbandonato nella ruota degli esposti a Vicenza alla fine dell’800, erano un esempio palpabile di vitalità. Appena hanno appreso la notizia della morte di Francesco, hanno deciso di intraprendere il viaggio. Non sarebbero riusciti ad arrivare in tempo per il funerale, ma volevano essere presenti nei giorni cruciali successivi. In fretta e furia hanno organizzato tutto e affittato un appartamento vicino al Vaticano, così era comodo avviarsi verso San Pietro a qualsiasi ora con i loro sgabelli pieghevoli, indossando le maglie delle rispettive squadre: Grêmio per lei, Internacional per lui.

I due hanno colto l’occasione per peregrinare anche attraverso le Porte Sante del Giubileo Universale. Per Valeria, vivere la fede vuol dire “portare amore a tutte le persone, che è il messaggio più importante di Cristo”. A proposito di ciò che si aspettava dal futuro leader della Chiesa Cattolica ha commentato: “Papa Francesco ha saputo accogliere con grande sensibilità, aveva uno sguardo rivolto ai più poveri, si preoccupava delle questioni climatiche, quindi con lui ci siamo sentiti rappresentati. Ci piacerebbe che il nuovo Papa continuasse su quella strada”.
“La Chiesa deve andare avanti, non può tornare indietro”, ha aggiunto Homero. E proprio mentre parlava, è arrivata la fumata. “È bianca! È bianca!” ha gridato, visibilmente scosso. “Sono grato di aver vissuto questo momento.”
L’emozione ha contagiato anche Benedetto Cardillo e Patrizia Santamaria (51), arrivati da Ausonia (FR), a 200 km da Roma. “Sentivamo che oggi sarebbe stato eletto il nuovo Papa. In questo periodo di guerre, di incertezza, una voce che parli di pace è fondamentale. Speriamo che venga ascoltato”, ha detto Benedetto. Frasi che hanno anticipato, inconsapevolmente, il primo discorso di Leone XIV che, quando si è presentato alla folla, ha usato la parola “pace” per ben nove volte.

L’indomani dell’elezione
Proprietaria di una pasticceria vicina al Vaticano e alla sede dell’Ordine di Sant’Agostino, Franca Rispo (65), napoletana da trent’anni a Roma, era radiosa la mattina dopo l’elezione di papa Leone XIV. Mi ha raccontato di aver incontrato il nuovo pontefice proprio pochi giorni prima del conclave.
“Era venuto a ritirare una torta. Si è presentato come padre Robert, un uomo molto gentile. Quando ho saputo che era stato eletto, sono stata felicissima, spero che diventi un grande Papa”, ha raccontato davanti all’immagine della Madonna col Bambino appesa dietro il banco dei dolci.
Per Franca, lui avrà un compito impegnativo: superare le divisioni, dentro e fuori la Chiesa. “La figura del Papa è più importante che mai. Lui deve unire, come un padre. Sai quando i fratelli in una famiglia non si parlano? Ecco, il Santo Padre deve essere quella persona che fa da ponte”, riassume.

La piazza San Pietro sembrava ancora intrisa delle emozioni della sera precedente e riceveva turisti e pellegrini in tempi di Giubileo Universale, che durerà fino al 6 gennaio 2026. Giornalisti italiani e stranieri si muovevano ancora alla caccia di notizie dell’ultima ora. Fermato in strada per un’intervista, il cardinale François-Xavier Bustillo, vescovo di Ajaccio, in Corsica, ha parlato dello stato d’animo del nuovo pontefice: “Lui è molto emozionato, è normale. D’ora in poi, la sua vita cambierà completamente.”

Segue qui con l’intervista a Padre Moritz Windegger, giornalista del quotidiano Dolomiten e addetto stampa dei Francescani in Austria.