ragazza con un ombrello sotto la pioggia

Il paracadute / Quando l’universo si ribella alle nostre buone intenzioni

Ovvero come ci illudiamo di poter contenere il mondo esterno semplicemente cambiando dentifricio… o quasi

È un tranquillo lunedì mattina e decidi che il tuo animo merita una svolta zen. Ti svegli presto, fai un po’ di meditazione, recita qualche mantra in una lingua che non capisci (ma suona molto spirituale), e sei convinto che il tuo rinnovato entusiasmo cambia l’ordine cosmico. Del resto, è risaputo che, se coltivi pensieri positivi, l’universo collabora: gli angeli svolazzano, gli orsi polari diventano vegani e i delfini ti salutano in coro. Ti senti talmente in pace da pensare che il traffico urbano si risolverà spontaneamente al tuo arrivo, aprendo un varco di fiocchi di neve profumati.

Invece, ecco che, appena metti piede fuori di casa, scoppia un temporale biblico: il cielo grigio decide di svuotarti addosso un oceano di pioggia, il gatto del vicino ti osserva con sdegno mentre scivoli su una pozzanghera, e il tuo telefono decide che è il momento perfetto per una morte prematura. A questo punto, ti interroghi: “Dove ho sbagliato? Non avevo forse riconfigurato il mio stato interiore? L’universo non doveva aprirmi le sue braccia materne?» E magari, preso dalla frustrazione, scaraventi l’ombrello (ormai inutile) nel primo cestino, con la stessa grazia di un finto pacifista che lancia sassi in uno stagno.

Ora, possiamo concludere che la celebre equazione “cambiamento interiore = miglioramento esterno” sia una colossale truffa. Eppure, a ben guardare, sotto il naso colante di pioggia sta succedendo qualcosa.

Quando cambi il tuo stato interiore

Sebbene il mondo sembri non collabori affatto con la tua voglia di beatitudine, tu rispondi in un modo completamente diverso dal solito. Non ti disperi nell’invettiva contro il meteo ingiusto né contro la sfortuna cosmica. Al contrario, qualcosa dentro di te scava un varco sorridente nella malinconia e ti fa pensare: “Forse, invece di maledire le nuvole, potrei semplicemente amare la pioggia!”

Non è che la pioggia smetta d’improvviso – non siamo in un film romantico di quarta categoria – ma dentro di te non c’è più la rassegnazione. Scopri che, sebbene il marciapiede resti infido e sdrucciolevole, la tua capacità di gestire l’imprevisto cresce. Forse i delfini non cantano e i fiocchi di neve non emergono dall’asfalto, ma la tua giornata prosegue con un’inaspettata leggerezza. E mentre tu mantieni un discreto contegno, i tuoi colleghi sbirciano incuriositi, chiedendosi come mai l’aria intorno a te sembri così serena nonostante il disastro meteorologico. Non sarà il “tutto” che ti obbedisce, ma c’è un pezzetto di mondo, lì vicino a te, che pare contagiarsi della tua calma.

Ed ecco il grande paradosso: quando cambi il tuo stato interiore, l’universo probabilmente ti ignora con aristocratica nonchalance – o almeno così appare. Ma proprio mentre la tempesta imperversa, sei tu a discutere, in punta di piedi, il microcosmo delle tue reazioni emotive. E nel farlo, riscrivi impercettibilmente anche la sceneggiatura del tuo mondo circostante: magari il tuo vicino di casa, colpito dal tuo “stoico” sorriso sotto la pioggia, decide di proporre un passaggio in auto. O, più banalmente, la cassiera del supermercato ti sorride perché non ti trova infuriato come il resto dell’umanità bagnata fradicia in coda.

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Filosofo, antropologo e ricercatore, conduce da più di 30 anni corsi e seminari.

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