Fiorire con le parole per costruire solidarietà

Come un bouquet in cui ogni fiore esprime bellezza e unicità e insieme agli altri ancora più splendore, così il collettivo di donne di Anthos valorizza le singole diversità attraverso la forza e l’energia del gruppo.

Anthos nasce in terra flegrea da un’idea di Matilde Adinolfi, medico che durante il periodo della pandemia ha sentito la necessità di convogliare parole di bellezza verso una causa solidale comune. “Ho contattato varie donne che conoscevo e di cui sono profondamente innamorata – afferma -, perché convinta fossero persone interessanti che hanno tanto da dire, ho ritenuto fosse importante che si potessero esprimere e far conoscere”.
Da un messaggio in chat e una telefonata si è accesa una scintilla che pian piano ha dato il via a una prima antologia al femminile di racconti e poesie, un libro custode dei versi delle donne.
La raccolta fondi del primo volume è andata ad Action Women di Catelvolturno, progetto sartoria sociale che nella sede Jerry Masslo, bene confiscato alla camorra, unisce donne africane e italiane che insieme lavorano e creano sotto il marchio di moda etica e sostenibile Temporary Roots.

Da quella esperienza il movimento si è allargato e in vista della realizzazione di Anthos volume 2, donne e uomini possono mandare fino al 30 aprile i loro scritti all’indirizzo collettivoanthos@gmail.com e partecipare alla realizzazione di un’opera il ricavato delle cui vendite sarà devoluto a Nessuno Escluso, associazione con sede presso lo Scugnizzo Liberato che si dedica agli homeless presenti a Napoli, offrendo loro sostegno, pasti caldi, coperte per ripararsi dal freddo, vestiti e generi di prima necessità.  

Anthos è un collettivo di donne che si muove per l’inclusione di tutti. Perché? 

È accaduto dopo il covid, periodo che ha segnato una separazione netta degli individui. Mi è venuta invece l’idea di realizzare qualcosa che unisse, al di là di singole ideologie. Fino ad allora nella mia esperienza avevo vissuto difficoltà nel fare rete al femminile, perché si arrivava a un punto di rottura per cui era complicato fare sintesi, non si riusciva più a portare avanti un progetto e quindi a farlo crescere. Solite dinamiche, anche banali: competizione, gelosie varie. Mi sono detta: questa distorsione deve essere superata. Penso che forse queste caratteristiche ce le abbiano attaccate addosso: non siamo così. Il passo vero è comprendere che abbiamo gli stessi bisogni, siamo insieme. È proprio il ground zero. Da questa volontà di convogliare intorno a una creazione comune ho pensato alla scrittura, se c’è qualcosa che certamente abbiamo fatto almeno una volta nella vita, soprattutto noi donne, è scrivere. 

Il collettivo attualmente conta 30 donne flegree. Quanto è importante il legame con il territorio, e perché?

La scelta di raggruppare donne flegree è stata dettata dalla volontà di fare qualcosa per superare il maltrattamento di questo territorio. I Campi Flegrei sono una terra meravigliosa, meritano che ciascuno a modo suo se ne prenda cura. Non nascono altro che ristoranti, pub, locali mangerecci, occorre investire in altro per dei luoghi che hanno avuto storicamente il loro fulgore e che lo mantengono tuttora seppur sepolti da cumuli di immondizia. Un gruppo di donne flegree, sebbene alcune di loro vivano all’estero, può aver dato in qualche modo la spinta: la creatività già di per sé è bellezza, una pennellata di splendore. Questa terra ha tanto da offrire, non è solo turismo mordi e fuggi, è abitata da donne e uomini capaci di creare e portare valore. Le radici hanno conferito il senso dell’identità. 

Anthos in greco vuol dire fiori. Perché la scelta di questo nome? 

Durante il periodo della pandemia l’azienda ospedaliera per cui lavoro organizzò un corso esperienziale tenuto da tre psicologi e ci proposero un laboratorio di gruppo che lavorava attraverso lo strumento del foto storytelling. Partecipai con grande entusiasmo, come sanitari uscivamo da un periodo molto duro, risentivamo quasi tutti di disturbi del sonno e dell’umore. Ci proposero una serie di fotografie attraverso le quali ognuno di noi raccontò la propria storia. Quando ho restituito quello che mi portavo a casa da quella occasione ho detto: “un bouquet di fiori”, quella esperienza per me fu bellissima. Eravamo tanti professionisti che si erano messi a nudo come mai avevamo fatto prima, fu emozionante ed arricchente. Da qui l’immagine di un bouquet di fiori misto e bello. Quella fu forse una proiezione per il futuro, perché poi mi sono impegnata per realizzare Anthos, che in greco significa fiori. 

Come collettivo vi siete descritte come orchestrali che hanno messo insieme parole, suoni, immagini, riflessioni. Che cosa vi unisce? 

Lo sguardo femminile. Penso che la scrittura di una donna si riconosca rispetto a quella maschile. Abbiamo aperto il secondo volume anche ad autori uomini, si percepisce la differenza fra i generi. Forse ad unire noi donne è la sofferenza e la capacità di trasformarla.

Spesso agiamo secondo come ci hanno definito quando eravamo piccole, ma le esperienze della vita sono occasioni per diventare chi siamo.

Con la scelta della punteggiatura e delle parole ci si allena a pensare al meglio, a fare un discorso con se stessi più chiaro e più vero. La scrittura aiuta ad alimentare un lavoro interiore e un percorso di crescita. La rete probabilmente dona forza e dà una capacità d’azione maggiore.

Da medico pensi che la parola curi? 

Tantissimo. Trascorro la maggior parte del mio tempo ad ascoltare persone che hanno bisogno di parlare. È importante avviare un dialogo senza giudizio, sono medico da 30 anni e mi sono allenata a questo tipo di confronto. Bisogna imparare gli strumenti per stare nella relazione e nella comunicazione con gli altri. Le persone hanno bisogno che qualcuno le ascolti, senza castrarle, fermarle, senza metterle in imbarazzo.

Scrivere su un foglio bianco è un ascolto, si può dire quello che vuole, se si ha il coraggio di farlo è un’opportunità. 

La motivazione è data dall’obiettivo? Quale energia si è accesa intorno al progetto durante la realizzazione di Anthos volume 1? 

Decidemmo di realizzare un progetto al femminile ed è stata un’ulteriore spinta a portare avanti il progetto. Lavorare insieme è stato emozionante. Si è innescata una energia scintillante, che si potenziava di giorno in giorno. Pensa che io dopo 40 anni ho smesso di fumare! Vivere il passaggio dall’idea che vive nella mente al prodotto che sta nella mano è stato fantastico. 

Il principio del femminile è inclusione. Da una prima edizione al femminile si passa a una seconda edizione realizzata da uomini e donne e il cui ricavato è dedicato a Nessuno Escluso. Perché? 

Intanto è interessante superare i compartimenti di genere. Sin dalla prima edizione abbiamo scelto di devolvere il ricavato delle vendite alle piccole associazioni che si autosostengono sul territorio. Nessuno Escluso fa parte di questo tipo di organizzazioni. L’associazione opera principalmente in zona piazza Mercato a Napoli, che è diventata una sorta di bidonville, dove imperversano condizioni igienico sanitarie non immaginabili. Il messaggio da far passare è sostenere la solidarietà, che non è l’elemosina.

La solidarietà è condivisione e va costruita. Essere solidali significa comprendere il disagio dell’altro e capire cosa si può fare insieme.

In pieno inverno i volontari di Nessuno Escluso distribuiscono pasti caldi e coperte: significa che ci sono persone che sono uscite dal loro caldo cantuccio e hanno trascorso un pezzo di vita con i senzatetto che hanno incontrato in strada. 

Il volume 2 di Anthos mette in luce le storie degli autori, che a loro volta portano attenzione sulle storie di chi fa parte dell’associazione Nessuno Escluso. È un circolo virtuoso…

L’arte per me è creatività e quindi creazione di qualcosa di nuovo. Già entrare nell’ottica di far nascere qualcosa fa evolvere te stesso e progredire la società. È un valore aggiunto. Le poesie, i racconti sono espressione di una bellezza che non ha prezzo. Noi chiediamo un’offerta, non si tratta di una vendita ma di una raccolta fondi per innescare un circolo virtuoso. 
I fiori sono belli singolarmente, ma insieme fanno un effetto speciale. 

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Giornalista, consulente alla comunicazione positiva e allo sviluppo individuale e dei gruppi attraverso strumenti a mediazione espressiva. 20 anni di esperienza in comunicazione aziendale.

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