Dimostriamo che la forza maschile non risiede nella violenza

Ciò che è fondamentale capire è che la violenza contro le donne non è un fenomeno isolato, ma è intrinsecamente legato a un contesto sociale più ampio

L’atto più orribile, più meschino e brutale che un uomo può commettere è quello di uccidere una donna incinta. Questo atto è il riflesso di una psiche disturbata e narcisistica, una psiche che trova terreno fertile nelle attuali società narcisistiche.

Il fenomeno degli uomini che uccidono le donne, per gelosia, frustrazione, automatismo o narcisismo, è un indicatore preoccupante dell’insidiosa presenza di un’ideologia arcaica e disumana. Questi uomini, incapaci di accettare i cambiamenti sociali in atto, reagiscono con la violenza più atroce quando si sentono minacciati. Sentono il loro potere, il loro dominio non più assoluto, messo in discussione.

Il “narcisismo maligno” è un termine coniato da Erich Fromm nel 1964. Descrive una condizione in cui l’individuo è caratterizzato da comportamenti magniloquenti, antisociali e ostili. La caratteristica principale è quella di disumanizzare qualsiasi scenario in cui si trova, sia esso familiare o lavorativo. La mancanza di empatia e il tipico machiavellismo possono creare enormi disastri.

In una società dove il guadagno e il dominio calpestano l’ambiente, la sua indifferenza alle necessità umane viene denudata. L’incremento di beni materiali si traduce in un indice di progresso, mentre si alimenta la dicotomia uomo-donna, lavoratore-padrone, individuo-comunità. Laddove la ricchezza sovrasta la saggezza, la notorietà eclissa la dignità, il successo prevale sull’autostima, rileviamo una cultura inebriata di ‘immagine’, indubbiamente narcisista. L’individualismo narcisistico rispecchia la cultura stessa, un gioco di specchi in cui ci modelliamo e veniamo modellati.

È innegabile che la società stia cambiando. Le donne stanno acquisendo una consapevolezza e una padronanza di sé sempre maggiori. Dimostrano intelligenza, determinazione, e avanzano velocemente nella scala sociale. Stiamo assistendo alla nascita di una società più evoluta, intelligente, sensibile e progressista. Ma questo cambiamento non avviene senza resistenze. Ci sono uomini e anche donne, che lottano strenuamente contro questa evoluzione, e spesso lo fanno attraverso la violenza.

È fondamentale comprendere che la vera forza non risiede nel potere di dominare gli altri, ma nel potere di elevare gli altri. L’uomo vero, l’uomo forte, non è colui che opprime, ma colui che sostiene. Per sradicare la violenza, serve prima sradicare la paura, l’insicurezza, la confusione. Bisogna dimostrare che il potere non è un diritto, ma una responsabilità. È essenziale educare a una visione di genere che valorizzi l’uguaglianza, la collaborazione, la comprensione reciproca. Dobbiamo mostrare che la forza non risiede nella dominazione, ma nell’armonia, nel rispetto, nell’amore, senza dimenticare che la violenza non è la natura dell’uomo, né è il suo destino.

Sottolineo, però, che non tutti gli uomini sono violenti. Molti, anzi la maggior parte, accolgono con favore i cambiamenti sociali, vedendo in essi l’opportunità di una convivenza più equa e rispettosa. Tuttavia, esiste in una parte della società maschile un retaggio di un passato non ancora del tutto superato, che è spinto verso l’automatismo violento, come se avvertisse la perdita di un’importante area di potere. Ricordiamoci, ogni uomo è un figlio, un fratello, un amico, un amante. Ogni donna è una figlia, una sorella, un’amica, un’amante. Siamo tutti parte dello stesso tessuto della vita, tutti membri della stessa famiglia umana. Se uno di noi è ferito, tutti ne risentiamo. Se uno di noi è guarito, tutti ne beneficiamo.

Ciò che è fondamentale capire è che la violenza contro le donne non è un fenomeno isolato, ma è intrinsecamente legato a un contesto sociale più ampio. Non si tratta di singoli individui psicopatici, ma di un sistema di credenze e valori che, in modo più o meno esplicito, giustifica e perpetua la violenza di genere. Il cambiamento deve quindi avvenire a tutti i livelli, non solo nell’educazione degli individui, ma anche nel modo in cui la società nel suo insieme concepisce e valuta le relazioni tra i generi.

È un compito arduo, ma indispensabile, se vogliamo costruire una società in cui le donne possano vivere libere dalla paura della violenza.

Sauro Tronconi

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Filosofo, antropologo e ricercatore, conduce da più di 30 anni corsi e seminari.

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