Marcella Mallen

Sostenibilità, “facciamo rete per garantire un futuro alle nuove generazioni” 

Non è più tempo per parlare di sostenibilità in modo superficiale. Non è più tempo per girarsi dall’altra parte. Negli ultimi mesi e settimane la natura ha lanciato un grido di allarme chiaro, reso evidente dai numerosi disastri ambientali e dal persistere di condizioni climatiche estreme in tutto il mondo.

Per tutelare il futuro nostro e quello delle prossime generazioni serve un impegno concreto. Lo sa bene ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, nata nel 2016 per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile e per mobilitarli alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. 

Ed è per continuare a sensibilizzare e a mobilitare cittadini, giovani generazioni, imprese, associazioni e istituzioni sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale che ASviS ha dato vita al Festival dello Sviluppo Sostenibile. Un evento unico che quest’anno giunge alla sua sesta edizione.

Ne abbiamo parlato con la Presidente di ASviS, Marcella Mallen.

Cos’è il Festival dello Sviluppo Sostenibile?

È uno degli appuntamenti più importanti della nostra Alleanza, che negli ultimi 5 anni ha visto la realizzazione di oltre 3.500 eventi tra convegni, seminari, workshop, mostre, spettacoli, eventi sportivi, presentazioni di libri, documentari e molto altro ancora. Quest’anno si terrà dal 4 al 20 ottobre su tutto il territorio italiano: 17 giorni di eventi, tanti quanti sono i Goal dell’Agenda 2030, più due settimane, una in apertura e una in chiusura del Festival, con numerosissimi appuntamenti. Come ASviS organizziamo degli eventi nazionali, ma non ci fermiamo qui: il Festival è aperto a tutti. Abbiamo lanciato una call, un appello ai territori affinché vengano proposte nuove iniziative e tutti possano partecipare in prima persona alla costruzione di un futuro sostenibile.

Abbiamo anche un accordo con il Ministero della Cooperazione Internazionale, quindi molti eventi si svolgeranno nelle ambasciate italiane all’estero, oltre un accordo con tutte le Università italiane per esserci e parlare di sostenibilità anche negli atenei. 

Una vera mobilitazione nazionale…

La mobilitazione è fondamentale. Bisogna arrivare a tutti. La parola sostenibilità è molto inflazionata oggi, quasi di moda, c’è il rischio di banalizzarla. Noi invece puntiamo a una divulgazione seria, a parlarne in profondità, a far maturare una consapevolezza profonda sulla necessità di un cambiamento indispensabile per garantire non solo un presente ma soprattutto un futuro alle giovani generazioni. 

La domanda di fondo della sostenibilità è infatti quale futuro vogliamo lasciare ai giovani.

A che punto siamo con la costruzione di un futuro sostenibile e in particolare con gli obiettivi dell’Agenda 2030? 

In apertura del Festival presenteremo il Rapporto sullo stato di attuazione dell’Agenda e degli Obiettivi di sviluppo sostenibile nel nostro Paese, con una vista anche sull’Europa e sul mondo. Un rapporto che contiene analisi quali-quantitative e una serie di proposte ai decisori pubblici per spingere e stimolare la realizzazione dell’Agenda. Non posso ancora dare anticipazioni, ma in linea generale posso dire che come Paese non siamo ancora in linea con l’attuazione dell’Agenda, c’è ancora un grosso ritardo. Una criticità accentuata dallo scenario di crisi globale degli ultimi anni. 

Abbiamo necessità di migliorare la nostra performance, anche perché, non dimentichiamolo, siamo a metà strada: l’Agenda è stata costituita nel 2015, mancano solo 7 anni al raggiungimento della scadenza

Questo ritardo non riguarda solo il nostro Paese: anche dall’Onu arrivano messaggi preoccupanti in tema di pace, di ambiente e di povertà. È molto probabile che al 2030 molti obiettivi non saranno stati raggiunti: diventa così necessario porre le basi per una strategia globale nuova, che coinvolga tutti i paesi delle Nazioni Unite. 

In questa situazione di incertezza e complessità, comunque, l’Agenda 2030 resta una guida indispensabile per adottare un approccio coerente e integrato, capace di tenere insieme esigenze economiche, giustizia sociale e tutela ambientale e questo è un grosso messaggio che manderemo nel corso del Festival.

Ma non è tutto: a metà Festival presenteremo un Quaderno sulla giusta transizione ecologica, uno sforzo ulteriore fatto quest’anno su un tema che riteniamo centrale, perché se è vero che perseguiamo la sostenibilità, questa deve essere giusta e non deve accentuare le disuguaglianze che anche le crisi energetiche e alimentari stanno aumentando. 

L’evento finale del Festival, quello del 20 ottobre, sarà dedicato alle considerazioni finali e alle generazioni future, vista anche la grande novità della riforma costituzionale. In particolare, presenteremo un Paper sul servizio civile universale, quindi sulla necessità di una cittadinanza attiva e di una partecipazione attiva dei giovani.

In tema di riforma costituzionale: fin dalla nascita ASviS ha chiesto che lo sviluppo sostenibile venisse incluso nella Costituzione Italiana. Cosa cambierà adesso che questo obiettivo è stato raggiunto?

È una riforma per la quale abbiamo condotto una lunga battaglia, una riforma fondamentale, che introduce gli obiettivi della sostenibilità tra i principi cardine della nostra Carta Costituzionale e quindi per la prima volta i temi della tutela dell’ambiente, della biodiversità, del futuro e dell’equità internazionale dovrebbero consentire al legislatore di procedere con una scala di priorità diversa rispetto al passato. Questa è l’attesa. 

Il punto su cui ci misureremo quindi è la trasformazione del nostro modello di sviluppo, che finora aveva messo in secondo piano la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini senza dare la giusta centralità al futuro dei giovaniUn vero cambio di paradigma quindi. 

Il riferimento espresso all’interesse delle generazioni future coglie esattamente il significato di sviluppo sostenibile e dovrà d’ora in poi influenzare tutte le scelte economiche e sociali, sottoponendole al vaglio del principio della giustizia intergenerazionale e dell’equa distribuzione delle risorse. 

In una estrema sintesi si potrebbe dire che da oggi l’ecologia non è più subordinata all’economia.

Si tratta di una svolta storica, di un grosso passo di civiltà. Una spinta fortissima e devo dire che è stata approvata all’unanimità, una riforma votata da tutte le forze politiche. 

Rispetto a quanto è sotto i nostri occhi quotidianamente, dalla pandemia alle crisi ambientali, il cambio di passo sembra necessario su tutti i fronti: quali sono i principi e le azioni prioritari e concretamente possibili in tema di sviluppo sostenibile dei Paesi e delle comunità?  

L’anno scorso, e non credo che quest’anno sarà diverso, nella premessa del nostro Rapporto avevamo lanciato un grido d’allarme sottolineando che non potevamo più perdere tempo e che bisognava mettere a punto tutte le nostre energie per portare avanti un cambiamento. 

La crisi ambientale è peggiorata: abbiamo passato un’estate con incendi e siccità, con tragedie come quelle sulla Marmolada. Le evidenze ormai sono tangibili, ma gli scienziati ce lo dicono da 50 anni e sostengono che tragedie come quelle della Marmolada appartengono ormai alla categoria “alta probabilità”, eventi estremi di cui è l’uomo il responsabile, non la fatalità. 

Mai come in questo momento il destino dell’uomo è strettamente intrecciato a quello dell’ambiente, ma una coscienza collettiva non c’è, abbiamo perso molto tempo e i margini e i tempi ormai sono sempre più stretti. C’è un passo da fare che è quello di comprendere che siamo tutti interconnessi e interdipendenti, lezione che abbiamo appreso anche dalla pandemia, e quindi dobbiamo cominciare a lavorare all’unisono su obiettivi comuni.

ASviS fa da sempre leva sull’importanza delle partnership e della collaborazione tra gli attori di un territorio: quanto conta faresistema?

ASviS è un’alleanza inedita in Italia: è una rete della società civile, la più grande mai costituita nel nostro paese, oltre ad essere un fenomeno originale a livello mondiale. Mette insieme enti e reti della società civile, associazioni, fondazioni, organizzazioni di categoria, università.

Tutti questi aderenti lavorano in gruppi di lavoro sui 17 goal – abbiamo anche gruppi di lavoro su temi trasversali come la finanza sostenibile – e contribuiscono alla stesura e alla redazione delle nostre pubblicazioni. Sono dunque i rappresentanti dei nostri aderenti a contribuire alla produzione e alla realizzazione del piano operativo di ASviS.

Fare sistema è fondamentale: la sostenibilità è collaborazione, è cooperazione, è lavorare insieme e rendersi conto di questa relazione, di questa interdipendenza. 

La lezione della pandemia in questo senso è stata esemplare, ci ha fatto capire che nessuno si salva da solo, i problemi di chi resta indietro sono destinati a diventare i problemi di chi li precede.

Come vi interfacciate con i decisori pubblici?

Noi siamo la più grande rete di reti della società civile e in quanto tale vogliamo influenzare la politica e i decisori pubblici. Il nostro Rapporto comprende in effetti molte proposte intese all’attuazione della visione della sostenibilità nella sua dimensione integrata sociale, ambientale ed economica.

Se in questo momento la politica sembra aver perduto un po’ a volte la sua funzione di indirizzo, la società civile ha il compito di dare dei segnali forti, ha un ruolo sempre più centrale.

Quali feedback avete?

Abbiamo condotto con successo diverse battaglie: la riforma della Costituzione è una di queste, insieme a quella della trasformazione del CIPE, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, in CIPESS, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, un cambio con cui si è stabilito un nesso tra la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, modificando i criteri di selezione degli investimenti pubblici anche in relazione agli impegni del PNNR.

Non ci fermiamo qui. In occasione delle elezioni abbiamo preparato un decalogo contenete dieci idee per realizzare davvero un’Italia sostenibile, tra cui quella dell’istituzione di un ente dedicato agli studi e all’analisi sul futuro. Un decalogo che stiamo promuovendo con una raccolta di sottoscrizioni su change.org, che ad oggi ha già raccolto più di 2.600 firme e che proseguirà durante il Festival, e con incontri con tutte le forze politiche per chiedere loro un impegno concreto nell’attuazione del decalogo. 

La nostra missione è quella di lavorare per diffondere una cultura della sostenibilità e far conoscere l’importanza dell’Agenda 2030, che è il primo programma globale per migliorare il paese. È sicuramente un lavoro complesso, che necessita di una grande mobilitazione e che noi come ASviS cerchiamo di sostenere promuovendo momenti di formazione, di dibattito informato, impegnandoci nell’educazione allo sviluppo sostenibile. 

Serve una mobilitazione di massa e l’educazione e l’informazione hanno un ruolo chiave: portare questi temi nelle scuole, nei media e sui social significa diventare parte di un grande movimento globale che crede nella possibilità di un cambiamento positivo anche se i tempi sono sempre più stretti. Non dobbiamo più perdere tempo!

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