La Lettura / Geografia dei diritti delle donne nel mondo

Curiosamente, nel libro L’Atlante delle donne della geografa femminista Joni Seager, pubblicato lo scorso autunno dalla add editore, non si parla specificatamente del rapporto dell’universo femminile con il sistema giudiziario. Il tema è d’attualità alla luce dell’esecuzione di Lisa Montgomery, la prima nei confronti di una donna ordinata dalla giustizia federale americana in quasi 70 anni. Per il resto, l’opera è un interessante spaccato della condizione femminile nel mondo, che utilizza in modo massiccio gli strumenti del data visualization, dell’infografica e della mappatura per rendere più evidente ed efficace il racconto.

Joni Seager

Poche parole, molti numeri e tanti fatti: il femminile viene ampiamente esplorato sotto l’egida universale del rispetto dei diritti umani, focalizzandola decisamente sulla specificità di genere. È questo un punto su cui l’autrice mette subito in chiaro la sua posizione, ideologica se vogliamo, sicuramente politica. Anche perché, ammette nell’introduzione, nonostante i miglioramenti registrati dalla condizione delle donne negli ultimi 34 anni – la prima edizione dell’“Atlante” è del 1986 – c’è ancora tantissima disparità, e questo fa sì che la strada dell’emancipazione sia ancora molto lunga. Il punto di vista di Seager è quello della distribuzione geografica dei diritti: “I progressi di un Paese non sono trasferibili in altri luoghi, rimaniamo un mondo diviso”. Così, si scoprono cose interessanti.


Per esempio, il trattato CEDAW delle Nazioni Unite sui diritti delle donne (Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna) è stato ratificato praticamente in tutto il mondo, tranne che in USA. Oppure, secondo il Global Gender Gap Index, che classifica i Paesi sulla base del divario tra donne e uomini in termini economici, politici, accesso all’istruzione e alla sanità, tra gli altri, l’Italia si colloca circa a metà tra il 56° e il 90° posto superata da altre nazioni come la Francia, la Germania, la Spagna, il Portogallo, ma anche dal Kazakistan e dalla Mongolia e da alcune nazioni africane. Il libro è stato pubblicato in settembre, quindi ci potrebbero essere alcuni “errori” dovuti ad avvenimenti successivi all’uscita. Uno lo abbiamo trovato, nella tavola in cui si parla delle leggi sull’aborto, l’Argentina viene annoverata come una nazione dove l’aborto è illegale tranne alcune eccezioni, condizione superata dalla legge che legalizza l’interruzione di gravidanza volontaria varata il 30 dicembre 2020.

La mappatura spazia dalla salute, ai diritti di nascita e alla gestione del proprio corpo, all’accesso all’istruzione e all’utilizzo di internet, lavoro, disparità salariale, all’accesso al potere, eccetera. Alla fine del libro, una ricca esposizione delle fonti e un indice analitico permettono di accedere facilmente a materiali di approfondimento così come alle voci di maggior interesse. 

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