Serena Porcari
Serena Porcari

Dynamo Camp, un’oasi di bene

È il primo camp di Terapia Ricreativa in Italia, che ospita gratuitamente bambini e ragazzi affetti da patologie gravi o croniche e le loro famiglie, per periodi di vacanza e divertimento con assistenza qualificata. Quella di Dynamo Camp è una bella storia di eccellenza tutta italiana, nata nel 2004 e consolidatasi negli anni, grazie anche al sostegno delle aziende coinvolte con la Dynamo Academy, che le supporta, affiancandole affinché possano essere motori di Bene Comune e creare un impatto nelle proprie comunità. Al timone di questa impresa virtuosa è Serena Porcari, Presidente Dynamo Camp e Dynamo Academy, che ha portato la sua esperienza di manager in IBM creando una vera azienda no profit, che opera solo per il Bene comune. E che ha saputo cogliere le sfide imposte dalla pandemia, avviando iniziative ‘staordynarie’ utilizzando anche il digitale.

La pandemia ha imposto a tutti nuove regole. Che cosa ha significato per Dynamo? Come ha impattato sulle vostre attività? Si dice sempre che da una crisi nascono opportunità: quali sono state per voi? Ci racconta le attività che avete messo in piedi.

Nel caso di Dynamo, la pandemia ha aperto la strada a programmi completamente nuovi, che abbiamo definito straordynari. Straordinari per gli ospiti, tipologie di persone mai accolte prima: disabili adulti che vivono in residenze sanitarie per disabili (RSD), minori in condizioni di disagio sociale e nuclei mamma bambino che vivono in comunità protette. E straordinari per le modalità nuove con cui sono state accolte, in conseguenza delle necessità di garantire la sicurezza e la protezione di ospiti e staff. L’estate è da sempre il momento più esplosivo per il camp: un’esplosione di gioia data dai bambini che ospitiamo in programmi continui da giugno a settembre. Si tratta di bambini con patologie gravi o croniche che quest’anno, anche dopo il termine del lockdown primaverile, il Comitato Medico ha dato indicazione di non accogliere, per non sottoporli ad alcun rischio sanitario. Ci siamo chiesti a quel punto a chi poter fare vivere il luogo meraviglioso che è Dynamo Camp, situato al confine di un’Oasi di oltre 900 ettari affiliata WWF, Oasi Dynamo, con grande organizzazione e esperienza di sicurezza. Questo ha portato all’individuazione di ospiti in situazione di grave fragilità personale e sociale che vivono però già in situazione di comunità, senza sottoporli quindi a nuove aggregazioni. La soddisfazione per tutti è stata elevata e nel 2021 proseguiremo con questi programmi dedicati a questi ospiti, a integrazione dei nostri programmi tradizionali.

Come avete modificato la vostra idea di inclusività? Che valore assume la presenza fisica delle famiglie e delle organizzazioni in un momento in cui viene richiesta la distanza?

Abbiamo continuato a realizzare programmi inclusivi. Le farò un esempio di progetto che abbiamo realizzato proprio nel 2020: l’ideazione, lavorazione e messa in scena dell’Attimo fuggente, rielaborato e interpretato da 16 ragazzi Dynamo di cui molti con gravi disabilità. Hanno realizzato il progetto da remoto, guidati dallo Staff Dynamo e da un regista professionista, durante i mesi del lock down e il 4 ottobre erano in scena con grande bravura e pieni di emozione sul palco del teatro di Dynamo Camp. Gli strumenti a disposizione e la possibilità di presenza fisica non hanno modificato il nostro modo di lavorare e il nostro approccio alla disabilità. Per quanto riguarda le famiglie nello specifico, da agosto abbiamo potuto riprendere coi nostri programmi tradizionali proprio coi programmi famiglie e la loro felicità di trovarsi fisicamente al Camp dopo mesi di isolamento è stata indescrivibile. 

Quali sono le nuove necessità nate in questo periodo? Come le avete soddisfatte? Come il digitale vi ha aiutato in questo processo?

Il digitale è stato fondamentale. Ci siamo attivati con programmi digitali come A Casa Come A Dynamo e abbiamo realizzato Camp virtuali progettati ispirandoci ai ritmi del Camp fisico. Queste iniziative continueranno, non sostituendosi alla nostra offerta, ma integrandola, per raggiungere chi non può essere presente al Camp.
Chi come Dynamo Camp lavora a beneficio di bambini con disabilità, ha agito trovando nuovi strumenti, sorti come spesso accade in modo spontaneo e con la rapidità che impongono le situazioni di urgenza ed emergenza. Si tratta di soluzioni che spesso meritano di essere studiate e approfondite. In particolare le opportunità date dalla tecnologia sono enormi e possono accrescere i benefici dati dal sostegno e dalla cura tradizionale. Intelligenza artificiale e realtà aumentata, per esempio, hanno enormi potenzialità per lo sviluppo di strumenti che possano migliorare la vita di bambini con gravi disabilità e delle loro famiglie. Le potenzialità sono enormi. L’epoca storica ha accelerato l’utilizzo di strumenti preziosi da sviluppare anche a livello di sistema Paese.

Dynamo Camp nasce per aiutare le famiglie di bambini con gravi patologie ad affrontare le difficoltà, ma molte delle vostre iniziative di comunicazione puntano a fare conoscere queste realtà al di fuori di questo mondo. Quanto ritiene importante questa strategia per i vostri obiettivi? Quanto conta la comunicazione per voi?

Raccontare come operiamo ha l’obiettivo di essere di essere di ispirazione per esperienze analoghe a sostegno di persone fragili. Ed è indispensabile per la raccolta fondi che ci sostiene. I programmi di Dynamo Camp sono completamente gratuiti per bambini e famiglie, e il progetto vive grazie alla raccolta fondi di individui, imprese e fondazioni private. La comunicazione deve essere coerente con l’identità: per questo cerchiamo sempre di avere un basso profilo nella comunicazione, di realizzare prima di raccontare, e di raccontare sempre nel rispetto della dignità di bambini e famiglie. La comunicazione che fa leva sul dolore per far presa su donatori e pubblico non ci appartiene.

Lei, Serena, è una donna che proviene da una grande azienda. Che cosa l’ha spinta a buttarsi in un ambito totalmente diverso? Che cosa della sua esperienza di azienda ha portato in Dynamo? Quanto Dynamo è un’azienda?

Ero dirigente in IBM quando ho deciso di dedicarmi a questo progetto. La motivazione era legata al progetto da realizzare a partire dal piano di sviluppo, con orizzonte di sostenibilità nel medio termine. Tutto da costruire. Insieme a un imprenditore, Enzo Manes, che avevo conosciuto alla mia prima esperienza lavorativa e di cui avevo grande stima. L’approccio profit all’efficienza e all’efficacia, gli obiettivi basati su piani concreti e numeri, la pianificazione della sostenibilità economica, sono tutti elementi che ho portato in Dynamo, dando avvio a processi con rigore aziendale, come prevedeva il mio mandato.
I numeri di Dynamo Camp oggi sono questi: 54 dipendenti, 86 persone di staff stagionale, 14 medici, 30 infermieri, per un totale di 159 persone occupate; un network di 97 ospedali e 70 associazioni in tutta Italia e in alcuni paesi esteri; 52.000 bambini e familiari che hanno gratuitamente beneficiato dei programmi di Dynamo Camp dall’apertura nel 2007 al Camp e in ospedali, associazioni e case famiglia di tutta Italia; 8.099 volontari formati negli anni.

Una delle sue ‘creature’ in Dynamo è la Dynamo Academy, con cui coinvolgete le aziende nel sostegno delle vostre attività. Al di là dell’aspetto economico, qual è il contributo che queste aziende danno a voi? E che cosa Dynamo offre a loro?

Dynamo Academy dal 2010 opera a supporto di aziende, top manager e dipendenti, affiancandoli affinché possano essere motori di Bene Comune e creare un impatto nelle proprie comunità. Lo fa offrendo advisory e programmi di engagement, formazione, supporto al welfare. Nella sua metodologia è chiave l’esperienza data dalla costruzione di fiducia per singoli e gruppi che è base di Dynamo Camp, il Metodo Dynamo, e che si rivela fondamentale per la gestione delle risorse umane nelle aziende oggi e per dare visione e obiettivi filantropici.
Dal 2016 Dynamo Academy è l’unica Local Authority dell’americana CECP (Chief Executives for Corporate Purpose), network di oltre 200 CEO di grandi aziende che credono nel ruolo sociale delle imprese. Con CECP, Dynamo Academy svolge ogni anno in Italia la conferenza internazionale ‘Business for The Common Good’, momento di confronto riservato ai decisori aziendali in ambito filantropico, CEO e cariche delegate alla filantropia, sui temi urgenti della filantropia e della società. Realizza inoltre la ricerca Corporate Giving in Italy, sulla filantropia in Italia, su modello di una ricerca internazionale di CECP, creando un benchmark di buone pratiche di livello globale.
Quello che le aziende ci chiedono è quindi una sfida molto importante: di aiutarle ad essere attori di Bene Comune, anche attraverso il confronto con esempi internazionali.

Come è cresciuto negli anni il coinvolgimento delle aziende? A suo avviso cresce fra loro la consapevolezza che anche il mondo imprenditoriale debba impattare positivamente sulla società? E come hanno reagito dall’inizio della pandemia a oggi?

Per quanto riguarda Dynamo Camp, il coinvolgimento della aziende cresce nella misura in cui troviamo veri partner con cui condividere obiettivi e progetti di sviluppo con orizzonte pluriennale. Le aziende partner sono fondamentali quando condividono la visione di intervento su un bisogno. È così che nascono progetti innovativi e in grado di attuare un cambiamento. Questa determinazione è sempre più presente nelle aziende. Lo vediamo sia nel supporto a Dynamo Camp sia con Dynamo Academy. Nel 2020 molte aziende hanno chiesto a Dynamo Academy di ideare e realizzare interventi a supporto del welfare dei dipendenti durante lo smart working, giornate di volontariato aziendale in forma digitale, confronti in tema di Business for the Common Good in formati fruibili via web e tv. Tra le iniziative che abbiamo progettato nel 2020, è proprio ora in corso una challenge sportiva digitale inclusiva, la Medical Device Challenge, voluta da Confindustria Dispositivi Medici insieme a FISPES in cui amministratori delegati, top manager e lavoratori delle imprese dei dispositivi medici scendono in campo insieme agli atleti della FISPES, Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali, in un progetto simbolico che unisce sport e disabilità: in questo 2020 c’è anche tempo per le iniziative di alto valore sociale e simbolico.

Quale futuro vede per Dynamo Camp, una volta finita questa emergenza? Quali iniziative pensate di mantenere anche in un domani Covid-free?

Dynamo Camp prosegue con la sua missione a beneficio di bambini e ragazzi con gravi patologie e delle loro famiglie. E lavora, anche con Dynamo Academy, per far sì che la Terapia Ricreativa, distintiva di Dynamo Camp, possa essere estesa il più possibile a vantaggio di persone fragili nella nostra società. Siamo orgogliosi che sia appena partito il secondo ciclo Master di I livello in Terapia Ricreativa, nato nel 2018 dalla collaborazione tra l’Università Vita-Salute San RaffaeleDynamo Camp OnlusDynamo Academy, con lo scopo di formare a livello accademico operatori delle professioni sanitarie che realizzino percorsi di Terapia Ricreativa.  
Si tratta del primo Master Europeo in Terapia Ricreativa a fronte di numerosi corsi dello stesso livello ed anche di laurea presenti negli Stati Uniti d’America. Abbiamo potuto realizzarlo anche grazie al contributo non condizionante di due tra i nostri partner storici, BMW e Novartis.

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