Dare credito al valore per cambiare il mondo

Nel nostro Paese c’è una realtà bancaria che, “nata dal basso per l’interesse comune”, ha la mission di fare finanza in modo etico. Banca Etica è un progetto ‘politico’ nato per contrastare la cultura neoliberista che non poneva al centro l’uomo con i suoi bisogni, ma l’interesse dei “soldi per i soldi”. Fondata nel 1999, nel giorno della Festa della Donna, l’8 marzo, Banca Etica ha nel suo manifesto valori come la cooperazione e la trasparenza. A raccontarci questa realtà è Marina Bozza, responsabile culturale dell’area NordOvest di Banca Etica.  

Marina Bozza

Quali sono i valori che possono fare di una banca una banca etica?

Per noi una banca etica è una banca che prima di tutto sceglie di non finanziare in nessun modo settori economici potenzialmente redditizi ma molto nocivi: petrolio, carbone, energia nucleare, commercio di armi, allevamenti intensivi.
In Banca Etica scegliamo quali tipologie
di imprese finanziare con il denaro raccolto dai risparmiatori: agricoltura biologica, turismo responsabile, cooperazione sociale, energie rinnovabili, servizi per l’ambiente, cultura, sport, formazione.

Banca Etica con le Mag (acronimo di Mutue di Autogestione ndr) scrisse un manifesto della finanza etica dandole una chiara definizione attraverso valori ben precisi, alcuni dei quali sono la trasparenza, l’efficienza e la sobrietà. Quando parlo di trasparenza intendo dire che chi sceglie di lasciare i propri soldi in Banca Etica, in ogni momento, può sapere dove sono. Sul sito della banca c’è infatti una sezione che si chiama “con i miei soldi” che è consultabile dai nostri soci risparmiatori e dove si trovano i dati delle realtà finanziate. Questa trasparenza consente di alimentare la consapevolezza nelle persone e di conseguenza andrà a sostenere un cambiamento nella società. Allo stesso modo, in Banca Etica la forbice che riguarda gli stipendi fra il più basso e il più alto non può essere più ampia di 1 a 6 e la forbice tra lo stipendio medio e lo stipendio più alto non può essere più ampia di 1 a 5. 

Come è nata Banca Etica e su quali valori è stata fondata? 

Banca Etica è nata come un progetto politico per cui all’inizio degli anni ‘90 si decise di prendere le distanze dalla finanza speculativa tradizionale che aveva come unico scopo quello di fare soldi dai soldi. I fondatori che appartenevano a movimenti vari, nati già nella fine degli anni 70’ e che provenivano da mondi molto diversi – università, politica, agricoltura, scuole – si resero conto che oltre alla contestazione c’era bisogno di dare vita a una proposta concreta alternativa. Decisero di farlo, sostenuti da uno spirito di cambiamento, intenzionati a voler cambiare il mondo, dando vita a una banca che fosse attenta all’inclusione delle persone più fragili. 

Un cambiamento partito dal basso

Piuttosto che inseguire il modello neoliberista che sostanzialmente non faceva altro che produrre disuguaglianza e fragilità nella società, scelsero di creare un sistema bancario che potesse essere in grado di cambiare il mondo che stavano vivendo. Un mondo non giusto per tutte le persone. Lo fecero colpendo nel cuore il problema: la finanza.

Con un processo inverso a quello tradizionale.

In realtà, prima di Banca Etica nacquero delle esperienze chiamate le Mutue di Autogestione, le Mag, che esistono tuttora e che sono abbastanza diffuse nel Nord Italia ma anche al Centro e al Sud, seppur in minore densità. Le Mag sono realtà create da persone che mettendosi insieme diventano socie del progetto da loro stessi costituito, nel quale confluiscono i risparmi di ciascuno per quello che può, che a loro volta possono essere prestati a chi ne ha bisogno. Così nasce questo progetto dal basso, escludendo quindi il circuito bancario tradizionale. Successivamente la spinta fondamentale che ha portato a creare Banca Etica è stata data dai limiti imposti dalla normativa. Le Mag crescevano sempre di più e le masse di denaro che queste esperienze andavano gestendo diventavano sempre più importanti. Così per superare questi limiti, si decise di creare una vera e propria banca seguendo sempre il valore di costituire una realtà con origini dal basso per volontà dei cittadini. In un secondo momento si diede il via a una campagna di raccolta fondi per concretizzare questa tipologia di banca: indipendente e senza interessi sovrastanti a guidare la sua attività. 

Investire i soldi nell’interesse comune

Una realtà finanziaria nata come strumento per la realizzazione dell’obiettivo comune più grande: occuparsi dell’interesse di tutti e fare in modo che le persone siano sicure che i propri soldi non vadano a finanziare l’industria bellica, per esempio, piuttosto che l’industria del tabacco o del gioco d’azzardo, ma che vengano utilizzati per la cooperazione sociale, la cooperazione internazionale e la tutela dell’ambiente. Con questi punti di riferimento molto precisi, nasce Banca Etica. I valori di Banca Etica hanno a che fare con la tutela dell’ambiente e la tutela della dignità dell’essere umano che è considerato al centro di ogni tipo di sistema. 

Quanto conta il sostegno del territorio e della comunità in cui si è inseriti? 

La finanza etica è attenta alle conseguenze non economiche delle sue azioni, per quanto ci riguarda ci impegniamo a capire che impatto ha il nostro agire economico sulla società, sulla collettività e sulla comunità. Dando credito possiamo contribuire alla crescita armoniosa del contesto socio economico nel quale ci troviamo. Azione economica che accompagniamo con aspetti culturali che hanno a che fare con la finanza etica, per esempio: non sostenere l’industria della guerra ed occuparsi dell’interesse di tutti. Per supportare il territorio e la comunità bisogna essere degli interlocutori che sanno dialogare con contesti completamente diversi; bisogna approfondire, mettersi in dialogo, conoscersi. 

Parlando invece dell’argomento microcredito, in base a cosa scegliete di sostenere un certo progetto rispetto a un altro? 

Diamo sia fiducia che sostegno, non solo morale, ma anche economico-finanziario a quelli che sono i settori della cooperazione e dell’innovazione sociale, della tutela ambientale, della cultura e qualità della vita, quindi ad associazioni che si occupano di queste due tematiche. Sosteniamo progetti che si occupano di cooperazione internazionale, turismo responsabile e agricoltura biologica. Finanziamo sia il settore profit che no profit con caratteristiche di impegno in questi ambiti. Nel nostro processo di scelta approfondiamo poi quelli che sono gli aspetti di responsabilità sociale di impresa che viene applicata dall’attività che chiede di essere finanziata. 

Attenzione ‘volontaria’

A questa indagine partecipa tutto il sistema Banca Etica che è composto non solo dalla popolazione aziendale ma anche dai volontari. In Banca Etica è possibile, infatti, impegnarsi anche come socio volontario. L’indagine consiste in una valutazione socio-ambientale dell’attività che vuole essere finanziata per capire come quest’ultima opera a riguardo della responsabilità sociale di impresa, sia in termini dell’attenzione ambientale che in termini di quella sociale, e quando parlo di attenzione sociale mi riferisco alla relazione di quella determinata impresa con i propri dipendenti, fino a conoscere come è organizzata la sua governance, qual è la relazione di quell’impresa sul territorio in cui è inserita e come la sua attività incide. E con questo mi riferisco anche agli aspetti di legali. Infine si verifica anche che non ci siano rischi reputazionali che la banca potrebbe correre nel prestare i soldi a quella determinata attività. Per noi quest’ultimo aspetto è molto importante. 

Uno dei temi su cui siete molto attenti è legato al femminile.

L’apertura della prima filiale di Banca Etica è avvenuta l’8 marzo del 1999 e qualche anno prima, sempre l’8 marzo, venne fondata la cooperativa verso la Banca Etica. Il legame poi della banca con il femminile e con le donne ha anche a che fare con il tema dell’inclusione finanziaria. Territorio in cui si inserita e sviluppata l’attività di Banca Etica fin dal suo inizio. Chiaramente in questi 25 anni di storia la tematica si è evoluta ma comunque porta ancora molti aspetti di fragilità, considerando tutta quella che è sempre stata l’esclusione finanziaria a cui sono state sottoposte le donne e che si declina nelle basse percentuali di accesso al credito per donne imprenditrici o che hanno bisogno di accedere al credito per esigenze di lavoro o personali. La donna per secoli è stata tenuta fuori dalle questioni economico-finanziarie e questo ha allontanato molto l’universo bancario finanziario da quello femminile. Noi abbiamo anche l’impegno di far sentire le donne a loro agio rispetto agli argomenti che trattiamo.

Avvicinare donne e finanza. 

L’obiettivo della nostra banca, sia dal punto di vista culturale, che dal punto di vista prettamente operativo-bancario, è quello di riavvicinare questi due mondi e quindi di consentire alle donne di poter realizzare i propri progetti con la possibilità di accedere al credito. Banca Etica finanzia solo idee che hanno delle buone radici o che comunque possiedono delle buone prospettive, ma con un occhio di riguardo in più perché questo tema ci è sempre stato caro fin dalle origini. Bisogna anche aggiungere che la nostra banca, essendo nata come una realtà finanziaria che affiancava, in tempi di esclusione finanziaria, il terzo settore, ha sempre accompagnato anche cooperative sociali e associazioni che si occupano del tema della violenza di genere. Questa scelta ci ha anche aiutato, dal punto di vista culturale, a comprendere quanto sia importante sia il sostegno finanziario alle donne che il sostegno a percorsi di educazione finanziaria. Perché la violenza ha a che fare anche con la sopraffazione psicologica.

Ci sono progetti culturali che create voi dall’interno? 

Ultimamente non più proprio internamente alla Banca, perché preferiamo lavorare e collaborare con dei partner. Un progetto che facciamo e che sta comunque al nostro interno, anche se è un’altra società del gruppo che se ne occupa, è l’attività di educazione critica alla finanza che facciamo attraverso Fondazione finanza etica e valori.it. Contenuti in termini di educazione e di approfondimento con uno sguardo critico alla finanza tradizionale. Un’operazione culturale in modo che le persone possano riappropriarsi dei concetti basici della finanza che di per sé potrebbe essere davvero uno strumento a servizio delle persone, del pianeta, dell’economia. Per la più recente Assemblea nazionale abbiamo creato un nostro progetto culturale con l’obiettivo di voler comunicare la nostra volontà di realizzare un’assemblea a impatto zero, o meglio dire, a impatto positivo. Per cui alcuni nostri colleghi hanno lavorato per realizzare questo piccolo progetto che ci consente di andare a calcolare le emissioni, che siamo comunque riusciti a non emettere, e a piantare degli alberi in Burkina Faso e vicino a Brescia, nella zona dove c’è stato l’evento. Abbiamo poi proposto ai nostri soci di compartecipare all’attività adottando almeno un albero, sia che partecipassero o no all’evento. Banca Etica, come amo dire, è davvero un “laboratorio permanente” in continua evoluzione. 

Cosa significa per voi portare l’eticità all’interno della propria realtà?  

Innanzitutto mi viene in mente che lo si fa portando valori quali la cooperazione e la dialettica; quindi con la capacità di confrontarsi partendo da punti di vista che alle volte non sono sempre così rivolti nella stessa direzione. In questo obiettivo ci aiuta la nostra identità cooperativa che ci supporta nel cercare modalità e strumenti che possano sostenere questi valori. Facciamo anche dei corsi di formazione che ci aiutano in questo senso. Le persone e le realtà socie, in Banca Etica rappresentano i Portatori di Valore, diversi dai portatori di interesse, proprio per questa cooperazione tra tutti i soci che ne fanno parte a prescindere dalla loro qualità. Un confronto costante e continuo, mantenendo uno sguardo, un approccio di lavoro cooperativo, inteso come il saper valorizzare quello che di diverso e unico porta l’altro. Non c’è poi una ricetta da seguire ma cerchiamo di essere davvero degli interlocutori per l’interesse più alto che è quello di tutti. 

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Arteterapista ed editor

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