Giovanni Bruno

“Contro lo spreco alimentare, i tempi impongono un cambio di passo”

Da più di trent’anni lotta contro lo spreco alimentare e lavora a sostegno delle persone che vivono in difficoltà in tutta la penisola: si può dire che il Banco Alimentare sia a tutti gli effetti una storica realtà italiana che ha fatto della solidarietà una missione da portare avanti con competenza, professionalità e organizzazione. Oggi oltre alla Fondazione Banco Alimentare in Italia è attiva una rete di 21 Banchi Alimentari, diffusi su tutto il territorio nazionale, con cui sono accreditate circa 8mila strutture caritative che con la loro capillarità sostengono oltre 2 milioni di persone in difficoltà.
Purtroppo con la recente pandemia la situazione economica in Italia si è notevolmente aggravata, e chi come il Banco Alimentare sostiene chi ha bisogno tocca con mano la ‘nuova povertà’: le 7.500 strutture sostenute a febbraio 2020 sono diventate quasi 8mila nel corso dell’anno e le persone da queste sostenute sono passate da 1.500mila a oltre 2 milioni: circa un 40% di incremento di nuove richieste di aiuto. Fra i bisognosi, è cresciuto il numero degli italiani, delle famiglie con 2 o più figli, delle donne, non solo precari ma tanta gente che ha perso il lavoro o che non ha avuto diritto ad alcun sostegno economico. E il futuro non fa ben sperare: con lo sblocco dei licenziamenti altre persone rimarranno purtroppo senza lavoro.
È in un quadro così complesso che si trova oggi a operare questa realtà, che nei decenni ha saputo evolversi, affrontando le nuove sfide – prima fra tutte la digitalizzazione – e coinvolgendo sempre di più le aziende, che dimostrano un’attenzione crescente ai temi della sostenibilità.

A pochi giorni dalla Giornata contro gli sprechi alimentari, ci racconta questo e molto altro Giovanni Bruno, presidente Fondazione Banco Alimentare Onlus.

La missione del Banco Alimentare è da sempre quella di lottare contro gli sprechi alimentari. Come è cambiata nel tempo, dalla nascita ad oggi, con l’evolversi della società? Come sono cambiate le sfide da affrontare?

Due sono in realtà le “facce”, le anime della mission del Banco Alimentare, assolutamente complementari: da un lato evitare che le eccedenze alimentari, in qualche misura “fisiologiche” per l’industria e la grande distribuzione, si trasformino in scarto e conseguentemente in spreco, e dall’altra il ridare valore a quanto sembrerebbe averlo perso donando il recuperato a chi vive in situazione di difficoltà. Del resto questa è l’origine del Banco Alimentare: da una parte il Cav. Fossati, patron della Star, industriale desideroso di fare del bene riducendo gli sprechi della sua azienda e dall’altra don Giussani, educatore preoccupato di richiamare la carità, la solidarietà come espressione di una coscienza autentica di sé. ll crescere dell’attività e i cambiamenti sociali hanno portato al crescere di  una professionalità, di un assetto organizzativo che non poteva poggiare sulla buona volontà e basta: sono via via negli anni diventate sempre più importanti le professionalità, le competenze, la necessità di dotarsi di strumenti e mezzi che garantissero la conservazione della qualità a tutela della salute di coloro che avrebbero ricevuto poi il cibo. 
Papa Francesco, all’udienza concessaci nel 2015 ci aveva richiamato: “…Nel mondo complesso di oggi è importante che il bene sia fatto bene: non può essere frutto di improvvisazione, necessita di intelligenza, progettualità e continuità: ha bisogno di una visione d’insieme e di persone che stiano insieme…”. Oggi oltre alla Fondazione Banco Alimentare, in Italia è attiva una rete di 21 Banchi Alimentari, diffusi su tutto il territorio nazionale, con cui sono accreditate circa 8mila  strutture caritative che con la loro capillarità sostengono oltre 2 milioni di persone in difficoltà.

La crisi pandemica ha creato molta nuova povertà. Qual è la vostra esperienza in merito? Come state facendo fronte a questo problema?

La crisi pandemica ha di fatto creato nuove povertà e molte, temiamo, ne creerà nel prossimo futuro. Abbiamo visto crescere durante il 2020 il numero di enti che si sono rivolti al Banco Alimentare, tante strutture caritative ed enti pubblici. Erano 7.500 le strutture a febbraio 2020, sono diventate quasi 8mila nel corso dell’anno e le persone da queste sostenute sono passate da 1.500mila a oltre 2 milioni. Cresciuto il numero degli italiani, delle famiglie con 2 o più figli, delle donne: non soltanto i cosiddetti precari ma, come ormai ampiamente documentato, tantissimi lavoratori che hanno perso il posto di lavoro, regolare, ma magari a tempo determinato o in situazioni che non hanno potuto usufruire di quel minimo di sostegno economico pubblico. Abbiamo subito rivolto appelli sia alle industrie sia alla grande distribuzione perché affiancassero aiuti aggiuntivi al nostro recupero ordinario, vere e proprie donazioni straordinarie: la risposta è stata significativa e pronta e ci ha riempito di gratitudine e di rinnovata consapevolezza dell’importanza delle partnership costruite con tantissime realtà. Importanti sono stati anche gli aiuti pubblici che sono cresciuti con stanziamenti ad hoc e questo ci ha permesso di distribuire nel 2020 ben 100mila tonnellate di generi alimentari rispetto alle circa 76mila del 2019.

Il 5 febbraio è stata la Giornata contro gli sprechi alimentari: a che punto siamo in Italia su questo fronte? Quanto stanno aiutando i progetti digitali nati per evitare gli sprechi? In generale, quanto la tecnologia può aiutare?

Proprio il tanto che è già stato fatto sul fronte degli sprechi alimentari e che la nostra storia ultratrentennale documenta e che non va certo sottovalutato, ci rende consapevoli del molto che ancora resta da fare. Sicuramente lo sforzo della digitalizzazione, nuove tecniche di confezionamento, nuovi materiali di imballo, etc. tutto coopera al ridursi degli sprechi ma soprattutto contribuisce al crearsi di una mentalità più sensibile. Stiamo anche noi implementando una app che consenta di velocizzare e rendere più efficiente il recupero dai “piccoli”, dalle realtà più di vicinato, cercando così di recuperare tutto il possibile. Molte app sono nate negli ultimi tempi, molte conservando un’impronta profit, altre no, comunque tutto coopera alla riduzione dello spreco e questo conta.

Oggi che l’attenzione alla sostenibilità e agli sprechi è cresciuta notevolmente, quanto sono più attente le persone? Come le coinvolgete nelle vostre attività?

Gran parte dello spreco avviene nelle nostre case e per questo nulla può fare una realtà come il Banco Alimentare o le varie app di tanti soggetti: o meglio, una cosa facciamo ormai da tanto tempo ed è il promuovere una cultura della solidarietà, del valore quindi anche dei piccoli gesti e delle piccole cose, in particolare con l’importante iniziativa della Giornata Nazionale della Colletta Alimentare che si svolge l’ultimo sabato di novembre da 24 anni e a cui non abbiamo voluto rinunciare anche nel 2020 nonostante la fine di novembre abbia coinciso con il picco massimo della pandemia. Siamo anche sempre più mobilitati e richiesti anche nelle scuole: la formazione dei giovani è cruciale per il costruirsi di una mentalità attenta a questi temi nel loro insieme ed è importante veicolare un messaggio integrale e non “a pezzi” (il cibo, l’ambiente, l’ecologia, la plastica, etc.) pena lo smarrirsi in poco tempo di un impegno vero: credo che i tempi ci impongano un cambiamento di passo, non solo di qualche gesto seppure importante.

Qual è il ruolo delle aziende in questa lotta? Come le coinvolgete? Come è cambiata la loro attenzione a questi temi negli anni? E con le istituzioni?

Cruciale è il rapporto con le aziende; fondamentale l’instaurarsi di vere e proprie partnership con il Banco Alimentare. Molto è cambiato in questi anni nel nostro e loro approccio: sempre meno un “chiedere”, un appello al loro “buon cuore” da parte nostra ma sempre più un rapporto alla pari, di partnership appunto. Sempre più un apprezzare il Banco Alimentare come una risorsa capace di rapportarsi con loro alla pari nell’affronto di un problema; sempre meno difficoltà a riconoscere l’eccedenza come elemento in certa misura normale nel processo produttivo e sempre più un mettere a tema, fin dall’inizio, la possibilità di evitare che l’eccedenza diventi rifiuto ma vero bene per chi è in difficoltà: tutto il tema della responsabilità sociale ha certamente contribuito in tal senso e i goal dell’ONU hanno dato ulteriore spinta al processo.

Parlando di comunicazione, che ruolo essa ha per la vostra mission? Quali sono i mezzi che principalmente utilizzate? Quanto pesa il digitale? Qual è il giusto ‘tone of voice’ per sensibilizzare su questo tema?

La comunicazione è senz’altro un elemento cruciale: soprattutto nel mondo di oggi quel che non viene raccontato sembra non esistere. Ma la comunicazione per noi al fondo non avrebbe senso e valore se non fosse per raccontare “il già” che facciamo. Ci sta a cuore comunicare quel che siamo e facciamo, raccontando gli incontri e le esperienze che nascono con chi incontriamo, le persone delle aziende e delle strutture caritative in primis e certo le persone che queste aiutano, le storie di cui siamo testimoni, diretti o indiretti. Tutto, incluso la denuncia o la proposta, acquista senso solo se in relazione al “già”: comunichiamo davvero solo ciò che siamo!

Come vedete il prossimo futuro? Quali progetti avete in cantiere?

Temiamo molto per il prossimo futuro che la situazione sociale ed economica possa peggiorare ulteriormente: lo sblocco dei licenziamenti prima o poi dovrà avvenire e questo colpirà tante famiglie. Non dobbiamo abbassare la guardia, dobbiamo continuamente operare e chiedere a tutti di contribuire nel tentativo di risposta il più possibile adeguata al bisogno. Per quanto ci riguarda, i progetti, per esempio, di digitalizzazione di alcuni settori dell’operatività, che sono in corso e che hanno avuto qualche rallentamento lo scorso anno, dovranno essere portati a compimento proprio per semplificare il lavoro e poter liberare risorse al servizio del nostro scopo primario.

+ posts

Zeen is a next generation WordPress theme. It’s powerful, beautifully designed and comes with everything you need to engage your visitors and increase conversions.

Newsletter
Iscriviti alla newsletter di Humaneyes comunicare positivo e del suo canale di informazione Quoziente Humano. Segui il link verso il form di registrazione!