Crediti della foto Luciano e Marco Pedicin

Arte e spiritualità nel rispetto della tradizione: il fiammingo Jan Fabre dona due opere a Napoli

La tradizione napoletana trova espressione nell’arte del fiammingo Jan Fabre.

Per chi fosse nella capitale partenopea vale la pena di visitare la Real Cappella del Tesoro di San Gennaro e la Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad ArcoNapoli, che si arricchiscono di due opere. Si tratta di Per Eusebia e Il numero 85 (con ali d’angelo), due installazioni permanenti di Fabre, realizzate grazie alla donazione dell’artista stesso insieme a Gianfranco D’Amato e Vincenzo Liverino

L’allestimento delle installazioni, a cura di Melania Rossi, porta Per Eusebia al Duomo di Napoli, nella Cappella dedicata al Santo Patrono della città, accanto a opere pittoriche di Domenichino e Lanfranco, a più di cinquanta sculture e statue di santi compatroni e ai quattro quintali d’argento dei cosiddetti Splendori della Cappella del Tesoro di San Gennaro. 

La seconda scultura, Il numero 85 (con ali d’angelo), occupa invece una nicchia a sinistra dell’altare della Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio, contribuendo a sottolineare l’aura mistico-sacrale dell’ambiente circostante.

Per Eusebia, omaggio in corallo alla donna che raccolse il sangue del Santo

Per Eusebia (2022) è un  pannello completamente realizzato in un cesellato mosaico di corallo rosso del Mediterraneo, allestito nell’Antisacrestia in cui sono custodite le chiavi che aprono la cassaforte contenente l’ampolla con il sangue di San Gennaro, oggetto di culto e devozione popolare. 

L’artista ha scelto di richiamare l’inizio della storia di questo culto ricordando la pia donna, parente o nutrice del Santo, che per prima ne raccolse il sangue dopo il martirio nel 305 d.C.:

ancora una volta un omaggio, come in altre opere di Jan Fabre, a donne che hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia collettiva o nella sua personale.

L’artista smaterializza l’immagine del Santo, che rappresenta in una sintesi poetica di vari oggetti legati al culto del sangue miracoloso: la mitra, realizzata con un tripudio di rametti di corallo e circondata da lingue di fuoco, con grandi tessere di corallo che richiamano i 3328 diamanti198 smeraldi e 168 rubini che la adornano; nella parte alta del pannello due chiavi, identiche a quelle usate per aprire la cassaforte che custodisce il sangue, si protendono verso le due ampolle realizzate con cornetti rossi, simboli di fertilità e prosperità. La composizione offre una sensazione di movimento in cui le chiavi toccano i balsamari da dove gocce di sangue rosso scuro scendono simultaneamente ai lati della mitra, formando grappoli di mezze perle e cilindri di eccellente manifattura. Lo sfondo è un infinito chiaroscuro di rosso corallo, un monocromo formato da variazioni naturali di tonalità e conformazioni composto dall’assemblaggio di rosellinecornettifoglioline simili a piccole stelle marine, che richiamano l’habitat naturale di questo straordinario materiale.

Numero 85 (con ali d’angelo) nella città in cui vita e morte si mescolano

Il numero 85 (con ali d’angelo) (2022) è un’altra scultura in corallo rosso del Mediterraneo che non poteva che essere concepita per la chiesa napoletana delle Anime del Purgatorio ad Arco, in cui Fabre sembra essere entrato in sintonia con quelle rappresentazioni di morte in vita e della vita in morte che sono l’anima del barocco napoletano. L’opera, che sembra una diretta discendente di un’altra scultura custodita nella chiesa, il cosiddetto Teschio Alato realizzato da Dionisio Lazzari per l’altare maggiore nel 1669, è composta da un teschio umano da cui lati spuntano delle lunghe e affusolate ali; sulla fronte il numero 85, il cui significato numerologico è da ricondursi alle anime del Purgatorio, e che stabilisce un contatto diretto con il culto dei morti, o meglio delle anime. L’opera è una sorta di meditazione anatomica in cui si può cogliere la forma della vita che si disfa in altre forme viventi, rivelando la grande passione per la trasformazione di questo visionario artista-entomologo fiammingo, costantemente in bilico tra Bosch, Artaud e Cuvier.

Ma è anche un invito a un viaggio iniziatico, a un innalzamento purificativo, richiamato dalle ali tese verso l’alto, che augura la guarigione dell’anima e segue l’idea ascensionale dello stesso Dante Alighieri nel Purgatorio della Divina Commedia.

Per Eusebia e Il numero 85 (con ali d’angelo) sono accompagnate da un catalogo con saggi di Angela TecceMelania RossiMarino NiolaSara LiuzziFrancesco Imperiali di Francavilla e Francesca Amirante, edito da Electa e realizzato grazie al contributo di Studio Trisorio.

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