Spreco alimentare (adobestock)
Fresh Food In Garbage Can To Illustrate Waste

Spreco alimentare in crescita: buttiamo kg di cibo all’anno. Ma l’Italia la migliore del G8

In media buttiamo circa 595,3 grammi pro capite di cibo a settimana, ovvero 30,956 kg annui: lo attesta il Rapporto “Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International (riferito al 2021), diffuso in occasione della 9^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, che cade il 5 febbraio, per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos

Il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ci rende probabilmente meno attenti nella gestione e fruizione del cibo, un dato che si accentua a sud (+ 18% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+ 12% rispetto alla media italiana). Vale complessivamente 7,37 miliardi € lo spreco del cibo nelle nostre case: una cifra vertiginosa, ovvero il doppio di quanto ha stanziato il Governo per sostenere il contrasto al caro energia, e corrisponde allo sperpero annuale di 1.866.000 tonnellate di cibo, solo nelle nostre case. Se includiamo anche lo spreco alimentare di filiera – produzione / distribuzione / commercio – che pesa 5.164.928 tonnellate, arriviamo a uno spreco nazionale di cibo del valore di € 10.444.931.606, quasi 10 miliardi e mezzo, il valore dell’investimento dell’ultima manovra per le infrastrutture italiane (dati Dipartimento Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna su rilevazioni Istat / Waste Watcher per campagna Spreco Zero).

I cibi più sprecati

Nella hit degli alimenti più spesso sprecati svetta la frutta fresca (27%), seguita da cipolle aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%). Ma qual è la prima conseguenza dello spreco alimentare, secondo i consumatori italiani? Al top lo spreco di denaro, vissuto come aspetto più grave da oltre 8 italiani su 10 (83%). La gestione oculata del cibo va quindi di pari passo con quella del bilancio familiare, ma si riflette anche sull’effetto diseducativo per i giovani (83%), sull’immoralità intrinseca dello spreco alimentare (80%) e delle risorse (78%) e sull’inquinamento ambientale (76%).  

Il peggioramento dell’ambiente

La preoccupazione economica per lo spreco alimentare diventa preoccupazione ambientale osservando l’effetto pandemia sulle nostre vite: ben 6 italiani su 10 (59%) valutano che la situazione generale sia peggiorata in ragione del virus. Il 52% sostiene a causa dell’aumento dei rifiuti (plastiche, mascherine ecc), ma pesano anche lo shopping online (40%), la diminuzione del ricorso al trasporto pubblico (35%) e il delivery (33%).

Una consapevolezza che trova riscontro nei dati oggettivi: ben 8 milioni di tonnellate di plastica, tra mascherine, guanti e altri prodotti legati alla gestione del Covid-19, sono stati riversati nell’ambiente in un solo anno di pandemia e, di queste, almeno 25 mila tonnellate sono finite negli oceani (dati Università di Nanchino/Università di San Diego 2021). E inoltre l’Istat ha calcolato che rispetto ai primi due mesi del 2020 l’uso del trasporto pubblico per recarsi a lavoro o a lezioni è calato del 4,7%, mentre quello dell’automobile è cresciuto del 5,3% come guidatore e dello 0,7% come passeggero. Per questo gli italiani si dichiarano disposti a mettere in atto alcune varie buone pratiche: innanzitutto la raccolta differenziata (92%), quindi la prevenzione dello spreco alimentare (91%), e la riduzione dell’acquisto di prodotti con imballaggi in plastica (90%).

Perché sprechiamo

Perché sprechiamo nelle nostre case? Un italiano su 2 (47%) ammette di scordare spesso il cibo acquistato, il 46% sostiene che il cibo era reduce dal frigorifero dei negozi e a casa è deperito in fretta. Un italiano su 3 (30%) confessa di calcolare male le quantità di cibo che servono in casa, ma anche (33%) di essere preoccupato di non avere abbastanza cibo a casa, quindi di esagerare negli acquisti. I dati Waste Watcher dimostrano quindi che ci sono ampi margini di miglioramento nelle fasi di acquisto e gestione del cibo, nell’ottica di prevenire lo sperpero domestico degli alimenti.

Per contrastare il fenomeno le famiglie italiane chiedono: innanzitutto di potenziare l‘educazione alimentare, a partire dai banchi di scuola. Una richiesta che da anni è al top dei provvedimenti invocati dagli italiani, anche nel 2022 ben 9 su 10 (89%) ritengono che questa misura sia la più utile per arginare lo spreco del cibo. Ulteriori misure di sensibilizzazione 4 italiani su 5 (83%) chiedono di migliorare le indicazioni sulle etichette, il 72% prospetta confezioni più piccole, e cresce la percentuale di chi immagina di applicare tassazioni sulla base di una sorta di ‘sprecometro’: un’ipotesi che raccoglie il 54% del consenso.  A livello di acquisto, le strategie messe in atto per la prevenzione dello spreco vedono in testa la programmazione di spese più frequenti per alimenti freschi, una modalità che adottano 4 italiani su 6 (41%), mentre il 36% sceglie di organizzare la distribuzione del cibo nel frigo e nella dispensa per data di scadenza e 1 italiano su 3 (34%) si presenta al supermercato con la lista della spesa. Infine, in chiave di consumo l’86% degli italiani previene lo spreco partendo dal cibo più deperibile, e valutando le quantità prima di cucinare. E l’85% testa personalmente gli alimenti scaduti da poco, prima di gettare il cibo.

Italia la più virtuosa del G8

«La tendenza a una diminuzione dello spreco alimentare domestico, che a livello nazionale e globale gioca la parte del leone con un’incidenza del 60-70% sulla filiera campo-tavola, ha interrotto sensibilmente il suo slancio positivo con il ritorno alla vita sociale, sia pure in distanziamento e nella delicata convivenza con il virus – spiega l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna  Spreco Zero e della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare – Una battuta di arresto che si spiega in parte per la ripresa del consumo extra-domestico, pur con tutte le limitazioni del caso e in parte per la difficoltà generale delle condizioni di vita dell’ultimo anno e il disorientamento generato da una pandemia che stenta ad allentarsi. L’Italia resta comunque la nazione più virtuosa nel “G8” dello spreco, che vede  i russi a quota 672 grammi settimanali, gli spagnoli a 836 grammi e quindi i cittadini inglesi con 949 g, i tedeschi con 1081 g, i canadesi con 1144 g, sono i cinesi con 1153 grammi e in fondo i cittadini statunitensi che ‘auto-denunciano’ lo spreco di 1453 grammi di cibo settimanali. Tuttavia guardando anche alla tipologia dei prodotti che sprechiamo – frutta, verdura, pane… – è evidente che dobbiamo fare ancora molta strada per ridurre lo spreco e migliorare la nostra dieta alimentare. La via maestra resta dunque quella di una svolta culturale che sostenga l’adozione e la replica delle buone pratiche nel nostro quotidiano, dall’acquisto del cibo alla sua gestione e fruizione. Per questo rilanciamo la proposta di mettere al centro dei programmi di educazione civica, nelle scuole, i temi dell’educazione alimentare e ambientale».

  

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