Veduta dall'alto di Milano

Milano è la città più a misura di persona. Le smart city del futuro: digitali, ecologiche, inclusive

Milano, Bologna e Torino sono le tre città italiane più a misura di persona sulla base di indicatori legati da un lato agli investimenti e alle iniziative delle amministrazioni e dall’altro ai comportamenti dei cittadini per quanto attiene a transizione digitale ed ecologica e all’inclusione sociale.  È quanto emerge dalla ricerca EY Human Smart City Index 2022, ricerca annuale che individua le tendenze sull’evoluzione delle città e che a partire da quest’anno integra anche indicatori legati a comportamenti ecologici, competenze digitali dei cittadini e inclusione sociale. L’indagine è stata presentata durante l’incontro EY Italy Outlook Talk “Come cambieranno i nostri modi di vivere e lavorare?” alla presenza di Andrea Orlando, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Massimo Antonelli, CEO EY Italia e COO EY Europe West, Andrea D’Acunto, People Advisory Services Leader, EY Italia, Francesco Starace, CEO e General Manager Enel.

L’impatto della pandemia

Gli effetti dirompenti della pandemia di Covid-19 hanno portato profondi cambiamenti in tutti i settori della nostra vita, introducendo nuovi scenari professionali, sociali e personali, in buona parte definitivi. Basti pensare allo smart working, una rivoluzione copernicana per le aziende e i lavoratori, che da un giorno all’altro hanno dovuto ripensare drasticamente la propria quotidianità in un contesto contrassegnato prima dall’emergenza sanitaria poi dall’estrema incertezza.

Se cambiano le persone, i loro modelli e comportamenti, inevitabilmente cambiano anche le città.
Mai come ora le città stanno affrontando una transizione tanto rapida quanto radicale verso nuovi modelli ibridi, che includono la ridefinizione di spazi e tempi urbani, oltre che del rapporto tra attività lavorative e non, sempre più fluide e flessibili. Al tempo stesso da parte dei cittadini avanza la volontà di recuperare il senso di comunità e la volontà di vivere in città più sostenibili, inclusive e digitali. In questo senso appare fondamentale il ripensamento degli spazi urbani in chiave polifunzionale, sempre meno legati al tradizionale dualismo lavoro/tempo libero, progettati a partire dal cittadino e in cui la tecnologia digitale abbia un ruolo fondamentale come fattore abilitante per l’integrazione e l’accessibilità di tutti.

Come saranno le città del futuro? Più digitali, ecologiche e inclusive, ovvero a misura di persona, come emerge dai dati dell’EY Human Smart City Index.

La classifica dello Human smart city Index

Human smart city: Milano, Torino e Bologna prime in Italia

Centralità delle esigenze del cittadino e dei city users (pendolari, turisti), tecnologia digitale come strumento di integrazione e accessibilità, sostenibilità ambientale ed economica: sono questi i cardini del modello di human smart city. Riprogettare le nostre città è dunque un percorso attraverso tre componenti fondamentali: transizione ecologica, digitale e inclusione sociale. Ma le nostre città sono pronte a questa trasformazione? Incrociando i dati legati a investimenti e iniziative intraprese dagli stakeholder verso i cittadini (“readiness“) e i comportamenti attuati dai cittadini e city users stessi sui tre assi strategici della trasformazione, EY Human Smart City Index svela quanto le città italiane siano più o meno vicine al modello “human smart city”. Nel complesso l’ecosistema urbano italiano risulta in piena evoluzione, ma con ampi margini di miglioramento e con alcune città – Milano, Bologna e Torino – più virtuose rispetto ad altre. Dallo studio emerge anche il persistere di notevoli differenze tra città e centri del Nord e Sud Italia, oltre che di una positiva riduzione del gap tra metropoli e centri più piccoli. 

Nella graduatoria 2022 Milano si conferma in cima grazie ai punteggi migliori sia relativamente alla componente “readiness” (86,82) che per i comportamenti dei cittadini (83). Il punto di forza di Milano si è rivelato l’avanzamento rispetto alla transizione digitale sia sotto l’aspetto delle infrastrutture (5G, IoT, ultra-broadband) che delle competenze dei cittadini e dell’utilizzo dei servizi online. Sul secondo gradino del podio Bologna, soprattutto grazie a una readiness di 86,70, frutto di importanti investimenti e spese nel settore sociale, oltre che del coinvolgimento dei cittadini nella vita sociale della città. Terza classificata Torino, che però perde la seconda posizione del 2020, che ha ottenuto un punteggio elevato nella componente dei comportamenti dei cittadini (82,32), con particolare riferimento alle questioni legate alla transizione ecologica. Nella top ten, dal quarto all’ottavo posto, seguono città di medie dimensioni: Trento, Parma, Bergamo, Padova e Brescia. Chiudono la classifica delle prime dieci, due città metropolitane: Venezia e Firenze. Roma è al dodicesimo posto, perdendo cinque posizioni rispetto al’Index 2020, sopratutto a causa di un deciso ritardo in termini di transizione ecologica.

Il divario tra Nord e Sud risulta particolarmente evidente da un dato: tra le 40 città del Mezzogiorno solo tre città metropolitane si trovano nella prima fascia del ranking, Cagliari (19°), Napoli (34°) e Bari (34°). Al contrario, delle 47 città del Nord ben 29 sono nella prima fascia.

Inoltre, le ultime dieci del ranking complessivo sono cittadine del Mezzogiorno.

Nella classifica generale si segnalano diversi casi di città che hanno evidenti squilibri nei due fattori di punteggio. In particolare le città che registrano un elevato livello di readiness e un basso  punteggio relativo ai comportamenti dei cittadini, investono e sviluppano iniziative, ma fanno fatica a coinvolgere i cittadini, raccogliendo poco rispetto agli sforzi prodotti. Viceversa, le città con basso punteggio di readiness e alto punteggio di comportamenti vedono i cittadini che attuano comportamenti virtuosi, anticipando in qualche modo le iniziative delle istituzioni e degli stakeholder.

Il ruolo delle aziende nel cambiamento

Lo scenario attuale e le sue dinamiche in rapida evoluzione hanno una decisa ripercussione anche sulle aziende non solo in chiave di nuovi modelli di gestione del lavoro e delle risorse, ma anche maggiore sensibilità verso le persone e l’ambiente del tessuto sociale in cui sono inserite. Perseguendo gli obiettivi di impatto sociale (ESG), infatti le aziende possono avere un ruolo centrale nella sostenibilità dell’ambiente urbano in cui operano.
Quali sono le filiere più attente agli aspetti human? Dall’analisi emerge che praticamente tutte le filiere produttive italiane sono equilibrate tra readiness e comportamenti, ma la maggior parte di queste si posiziona al di sotto della media per ambedue gli indicatori. Solo cinque filiere (Technology & Telco, Produzione automotive, Dispositivi medici, Farmaceutico, Media & Entertainment) superano i valori medi nazionali. Si tratta di quelle filiere in cui pesa l’alta concentrazione nei territori metropolitani del Nord e del Centro: Milano, Roma, Torino, Bologna e l’Emilia, che offrono ai lavoratori contesti lavorativi e di vita più a misura di persona. Al contrario, le filiere meno virtuose, Agrifood e Retail Food, sono quelle concentrate nelle aree più rurali del Paese dove il livello di human smartness è meno diffuso.

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