Famiglia in Africa vittima di insicurezza alimentare
25 July 2016, Kukareta, Nigeria - In Northeast Nigeria, FAO is providing agricultural assistance to 12 400 IDP households and host families during the ongoing rainfed cropping season with the financial support of the UN Central Emergency Response Fund (CERF). Improved varieties of food crop seeds (millet, sorghum and cowpea) and fertilizers were provided to vulnerable farmers in Borno and Yobe States. The harvest is expected by the end of September and will allow them to cover their food needs for up to ten months. This intervention is crucial to help improve food access and prevent beneficiaries from depending totally on food assistance in the coming months.

Sono 193 mln le persone esposte a insicurezza alimentare. Le guerre la causa principale

Il numero di persone esposte al rischio di insicurezza alimentare acuta e bisognose sia di urgenti aiuti umanitari, che di sostegno alla sussistenza, continua a crescere a un ritmo allarmante, rendendo più indispensabile che mai agire tempestivamente sulle cause profonde delle crisi alimentari, anziché affrontarle in un secondo momento. È questa una delle principali raccomandazioni contenute in un rapporto annuale pubblicato dalla Rete mondiale contro le crisi alimentari (GNAFC), un’alleanza internazionale delle Nazioni Unite, dell’Unione europea e di agenzie governative e non governative che collaborano per far fronte comune alle crisi alimentari.

Il rapporto fa riferimento, in particolare, a quei paesi e territori in cui l’entità e la gravità della crisi alimentare sono superiori alle risorse e alle capacità presenti a livello locale. In tali situazioni, la mobilitazione della comunità internazionale è imprescindibile.

Dati raddoppiati rispetto al 2016

Il documento rivela che nel 2021, circa 193 milioni di persone sono state esposte al rischio di insicurezza alimentare acuta a livelli critici o peggiori (fasi 3-5 dell’IPC/CH) in 53 paesi o territori. Il dato rappresenta un incremento di quasi 40 milioni di persone rispetto alle cifre già esorbitanti del 2020. Di queste persone, più di mezzo milione (570 000) in Etiopia, Madagascar meridionale, Sud Sudan e Yemen hanno raggiunto lo stadio di “Catastrofe”, ossia il livello più grave di insicurezza alimentare acuta (fase 5 dell’IPC/CH), che ha reso necessario intervenire con aiuti di emergenza per scongiurare un tracollo generalizzato dei mezzi di sussistenza e casi di inedia e morte diffusi.

Se si esaminano gli stessi 39 paesi o territori menzionati in tutte le edizioni del rapporto, si scopre che il numero di persone alle prese con un livello critico o peggiore dell’IPC/CH (fase 3 o superiore) è quasi raddoppiato tra il 2016 e il 2021, aumentando ogni anno, in maniera progressiva, a partire dal 2018.

Le cause delle crisi alimentari

Tali allarmanti tendenze sono il risultato di numerosi fattori che si influenzano a vicenda: dai conflitti alle crisi ambientali e climatiche, dalla recessione economica alle crisi sanitarie, in un contesto di diffusa povertà e disuguaglianza.

I conflitti continuano ad essere il principale fattore dell’insicurezza alimentare. Benché l’analisi preceda l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il rapporto mostra che la guerra ha già messo in evidenza la fragilità e la natura interconnessa dei sistemi alimentari mondiali, con gravi conseguenze per la sicurezza degli alimenti e della nutrizione.

Sempre secondo il rapporto, i paesi che già sono alle prese con livelli elevati di fame acuta risulterebbero particolarmente vulnerabili ai rischi posti dalla guerra nell’Europa orientale, soprattutto a causa della loro forte dipendenza dalle importazioni di cibo e mezzi di produzione agricola, nonché della loro vulnerabilità agli shock dei prezzi degli alimenti a livello mondiale.

Nel 2021 le principali cause dell’aumento dell’insicurezza alimentare acuta sono state le seguenti:

• conflitti (principale fattore, che ha fatto precipitare 139 milioni di persone di 24 paesi/territori nella morsa dell’insicurezza alimentare acuta, in aumento rispetto ai circa 99 milioni di persone registrati in 23 paesi/territori nel 2020);
• eventi meteorologici estremi (oltre 23 milioni di persone in 8 paesi/territori, rispetto ai precedenti 15,7 milioni di 15 paesi/territori);
• shock economici (oltre 30 milioni di persone in 21 paesi/territori, in calo rispetto agli oltre 40 milioni di individui registrati in 17 paesi/territori nel 2020, soprattutto in seguito alle ripercussioni economiche della pandemia COVID-19).

La Commissaria per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, ha dichiarato: “L’invasione russa dell’Ucraina mette a repentaglio la sicurezza alimentare dell’intero pianeta. La comunità internazionale deve intervenire per evitare la più grande crisi alimentare della storia e i suoi possibili contraccolpi a livello sociale, economico e politico. L’UE è impegnata ad agire per rimuovere tutte le cause dell’insicurezza alimentare: dai conflitti ai cambiamenti climatici, dalla povertà alla disuguaglianza. Se, da un lato, è necessario fornire aiuti immediati per salvare vite umane e prevenire una carestia, dall’altro, dobbiamo continuare a sostenere i paesi partner che stanno transitando verso sistemi agroalimentari sostenibili e catene di approvvigionamento resilienti, sfruttando l’intero potenziale offerto dal Green Deal e dalla strategia ‘Global Gateway’.”

Dello stesso parere, il Commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, ha affermato: “Nel ventunesimo secolo, non deve esserci spazio per la fame. Tuttavia, assistiamo oggi a un dramma che riguarda le tante, troppe persone costrette ad abbandonare il cammino verso la prosperità.  Il messaggio che raccogliamo oggi è chiaro: se vogliamo impedire una crisi alimentare di portata globale, dobbiamo agire subito, e dobbiamo unire le nostre forze. Io credo che la comunità internazionale sia all’altezza di questo compito. Quando riusciamo a rendere più incisiva l’azione collettiva e a mettere in comune le risorse disponibili, la nostra solidarietà globale si fa più efficace e produce risultati di ampia portata. L’Unione europea conferma il suo impegno a risolvere la crisi alimentare e nutrizionale in corso, di concerto con la comunità internazionale, come ha dimostrato con i suoi finanziamenti e con le sinergie tra interventi umanitari-sviluppo-pace.

“Ancora una volta, la tragica correlazione tra conflitti e insicurezza alimentare appare evidente e allarmante,” ha osservato il Direttore Generale della FAO, QU Dongyu. “La comunità internazionale, pur avendo risposto con coraggio alle richieste di intervenire urgentemente per impedire e attenuare le carestie, mobilitare risorse al fine di risolvere alla radice e in modo efficiente le cause delle crisi alimentari, a partire dalle conseguenze della pandemia COVID-19, dalla crisi climatica, dai punti caldi del pianeta e dalla guerra in Ucraina, ancora oggi, è costretta a lottare per far fronte ai bisogni crescenti. I risultati del Rapporto globale di quest’anno dimostrano, una volta di più, che è necessario affrontare l’insicurezza alimentare acuta con uno sforzo collettivo a livello mondiale, sul piano umanitario, dello sviluppo e della pace.”

“Il numero delle persone vittime della fame acuta è cresciuto vertiginosamente fino a raggiungere livelli storici e la situazione mondiale non accenna a migliorare. I conflitti, la crisi climatica, la pandemia COVID-19 e l’impennata dei prezzi degli alimenti e dei combustibili hanno creato una tempesta perfetta, alla quale si è venuta ad aggiungere ora la guerra in Ucraina, la goccia che ha fatto traboccare il vaso della catastrofe. In decine di paesi, milioni di persone rischiano di morire di inedia. Abbiamo urgentemente bisogno di fondi d’emergenza per allontanare lo spettro della fame e invertire la rotta di questa crisi di portata planetaria, prima che sia troppo tardi,” ha ammonito il Direttore esecutivo del PAM, David Beasley.

Necessario un cambio di paradigma

“La situazione richiede interventi proporzionati per progredire verso approcci integrati alla prevenzione, anticipazione e a un indirizzamento più mirato, che consentano di agire sulle cause profonde delle crisi alimentari, tra cui la povertà rurale strutturale, l’emarginazione, la crescita demografica e sistemi alimentari fragili,” hanno annunciato le organizzazioni fondatrici della Rete mondiale, vale a dire l’Unione europea, la FAO e il PAM, di concerto con USAID e la Banca mondiale, in una dichiarazione congiunta che sarà rilasciata questa settimana.

Il rapporto evidenzia la necessità di dare maggior priorità all’agricoltura su piccola scala come risposta umanitaria di prima linea, per superare le difficoltà di accesso e come soluzione per invertire le tendenze negative di lungo periodo. Inoltre, promuovere cambiamenti strutturali nelle modalità di distribuzione dei finanziamenti esterni, nell’intento di ridurre gli aiuti umanitari nel tempo, attraverso investimenti per lo sviluppo di più lungo termine, può esser utile per intervenire sulle cause profonde della fame. Parallelamente, è indispensabile promuovere collettivamente modalità più efficienti e sostenibili per fornire aiuti umanitari.

Allo stesso modo, consolidare un approccio coordinato per garantire che gli interventi umanitari e le attività di sviluppo e mantenimento della pace siano realizzati in maniera olistica e coordinata, assicurando che si eviti di alimentare nuovi conflitti come conseguenza indesiderata, concorrerà, parimenti, allo sviluppo della resilienza e alla ripresa.

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