Incidere in politica per cambiare la società

Cosa si può fare per dare voce al talento delle donne nel contesto politico italiano, affinché questo talento possa incidere nella società? Cosa possiamo fare per rendere la politica più inclusiva e garantire una pari rappresentanza di genere al Paese?
È il tema che ha visto insieme, in una serata di condivisione, donne rappresentanti di differenti schieramenti politici, unite sul tema della diversità di genere.
L’occasione, lo scorso 14 luglio, è stata “GWPR Incontra”, il format per il networking e il confronto intorno ai temi della diversità di genere pensato dall’associazione Global Woman in PR.

Un tavolo inclusivo che ha avuto come collante uno stesso obiettivo: rendere la politica più inclusiva e garantire una pari rappresentanza di genere al Paese. 
C’è una ricetta per aumentare questa inclusività? È la domanda lanciata dalla moderatrice, la giornalista Rai Daniela Vergara

Per Stefania Ascari, deputata M5S fondamentale è “ascoltare le donne”. L’obiettivo è quello di “portare richieste dal territorio alle sedi istituzionali, incentivare e sviluppare percorsi di welfare e processi di autonomia”. Per la parlamentare, al primo mandato e presente in Commissione antimafia, magari anche “utilizzando i beni confiscati alle mafie per supportare imprenditoria femminile, attivare laboratori o altri progetti utili all’empowerment femminile. Con un lavoro di squadra: “Ho fatto giurisprudenza – racconta -, ma per mantenermi lavoravo in una fabbrica con 200 donne e ci siamo sempre aiutate, mamme studentesse, abbiamo fatto battaglie insieme. Bisogna essere unite per un fine che prescinda dal colore politico”. 

Costanza Hermanin, Vicesegretaria +Europa ha portato all’attenzione un sondaggio della Scuola di politica ‘Primo donne’, collegata a +Europa, partito di cui è Vicesegretaria. Dall’indagine, effettuata su un campione di 1000 persone, di cui il 60% donne, è emersa la tendenza da parte della platea femminile ad abbandonare la politica in quanto maschilista. Gli strumenti per incidere su questa situazione, per Hermanin corrispondo a due momenti: in  primo luogo il bisogno di conformarsi a comportamenti più maschili per entrare in politica e questo riguarda sia il modo di porsi, sia i temi di cui ci si interessa, “molte donne premier – ricorda – sono fisiche, ingegnere, hanno studiato e trattano quindi temi non femminili”. Il secondo strumento sta nel cambiare il metodo e anche il tono “ a volte, magari parlando sottovoce, per farci ascoltare”. Entrare, dunque, e poi scardinare, “d’altronde siamo di fronte a 4 mila anni di politica maschile e a 70 anni di parità”. Hermanin è stata anche protagonista di Dateci Voce, movimento nato in seguito alla formazione della task force Colao per una maggiore rappresentanza femminile, e che ha riunito in un rapido passaparola la voce di migliaia di donne.

“Il metodo non è né maschile né femminile – ha chiosato la deputata FI Cristina Rossello -: Per fare autocritica siamo poco sintetiche, dobbiamo correggere una coordinata importante che è quella del tempo”. Al tempo stesso, continua la parlamentare, “siamo più studiose e approfondiamo di più rispetto agli uomini”.

“Ho sempre percepito la diversità come unità. Non potrei immaginare una realtà professionale o sociale fatta di un unicum”. A parlare questa volta è un uomo, Andrea Cornelli, presidente UNA PRHub: “Ho avuto il privilegio di lavorare nel mondo delle relazioni pubbliche, ambiente prevalentemente femminile”, aggiunge, auspicando una sempre maggiore presenza del talento femminile nel settore. 

Sila Mochi, fondatrice di Inclusione Donna, realtà che riunisce 60 associazioni e oltre 40.000 donne ha riportato l’attenzione sul dialogo tra istituzioni e corpi associativi: “Le istituzioni per noi rappresentano i decision maker, sono il contatto per mettere a terra le istanze che portiamo loro. Istanze, che fra tutte quelle poste all’attenzione, sono state individuate nel lavoro e nella rappresentanza”.

A proposito di queste il dialogo si è reso confronto sulla proroga agli effetti della legge Golfo-Mosca sulle quote rosa. “Dobbiamo cambiare approccio – ha detto Rita Palumbo, segretario generale Ferpi -. Le norme possono funzionare per accelerare dei processi, finora ci siamo preoccupate di colmare lacune a valle e non a monte. Non voglio essere giudicata per il sesso ma per le competenze”. “Era necessario un rinnovo, non si è ancora raggiunto il risultato che sarebbe auspicabile – ha fatto seguito la deputata Rossello, che ha presentato in Parlamento la proposta di proroga -. Il legislatore può solo intervenire sulle leggi dall’ascolto dei corpi intermedi si possono tradurre le istanze in leggi”.

Diversi approcci e sguardi differenti su un tema complesso che esprime la ricchezza della diversità. “Quella che è emersa – secondo Carola Salvato, presidente di GWPR Italia – è una fotografia che restituisce la sostanza dell’alleanza”. La promessa è di incontrarsi nuovamente e nel confronto dare valore alle risorse del femminile”. 

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