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Gli effetti positivi del lockdown: l’indagine di Cigna Europe

Mentre gli ultimi dati Istat rivelano un calo importante degli occupati in Italia – quasi 275.000 in meno (di cui 400.000 in meno in due mesi) e 746.000 persone in più che non hanno un posto e non lo cercano, qualche dato confortante sul work balance arriva da una nuova ricerca condotta da Cigna Europe, società operante nel settore delle assicurazioni sanitarie. L’indagine rivela gli effetti del lockdown imposto in risposta al COVID-19 sul lavoro e sulla vita sociale e come questi differiscono da un paese all’altro, approfondendo anche il grado di soddisfazione generale lavorativa, i rapporti professionali e lo stress legato al lavoro.

Nonostante le numerose sfide che la pandemia COVID-19 ha fatto insorgere negli ultimi mesi, il 90% dei lavoratori britannici afferma di mantenere buoni rapporti con i propri colleghi, rispetto all’86% di gennaio, mentre il 66% dei lavoratori spagnoli dichiara di mantenere un buon equilibrio tra lavoro e vita privata, rispetto al 62% di gennaio.

In generale, le persone intervistate hanno dichiarato che lo smartworking ha migliorato la loro vita lavorativa, nonostante un numero rilevante di individui affermi di lavorare oltre l’orario prestabilito – il 59% nel Regno Unito, rispetto al 48% di gennaio, ad esempio – e un numero maggiore di persone dichiara di essere incerto o addirittura scettico sulla loro stabilità lavorativa – il 40% in Spagna, rispetto al 36% di gennaio.

In Cina, il 75% degli intervistati registra una maggiore flessibilità nelle giornate lavorative attribuita alle misure di telelavoro, in Spagna lo stesso numero sale all’80% e in Thailandia al 90%. Inoltre, la ricerca evidenzia che durante la crisi i lavoratori in tutto il mondo sentono di essersi avvicinati maggiormente ai propri colleghi. Il 64% degli intervistati concorda sul fatto che il lavoro da casa e l’utilizzo di tecnologie per comunicare abbia snellito i rapporti con i colleghi, rispetto al 9% delle persone che affermano il contrario.

Nonostante ciò, lo studio COVID-19 Global Impact Study di Cigna sull’impatto della pandemia conferma che lo stress rimane un problema di salute a livello mondiale, con livelli di stress complessivamente elevati, nonostante l’indagine rilevi un lieve calo proprio in questo periodo. L’82% degli intervistati dichiara di essere sotto stress, percentuale diminuita di 5 punti rispetto all’inizio dell’anno. Gli inglesi e gli spagnoli riferiscono di essere notevolmente meno stressati rispetto all’inizio dell’anno, quando si dichiaravano stressati il 78% dei primi e il 77% dei secondi passando rispettivamente al 68% e 64% nel contesto attuale. Lo studio conferma inoltre che le cause dello stress variano notevolmente per natura e prevalenza, spaziando dalle finanze personali e dagli sviluppi del proprio lavoro, alla salute e alle relazioni.

“Non importa dove, quando e in quale forma sia avvenuto, il passaggio al lavoro a distanza è stato uno dei cambiamenti più significativi generati dal lockdown legato al COVID-19”, ha dichiarato Arjan Toor, CEO di Cigna Europe. “Alcuni trend evidenziano che, nel complesso, il lavoro da casa ha contribuito a migliorare la vita lavorativa delle persone, suggerendo che abitudini lavorative probabilmente cambieranno in modo permanente una volta terminato il lockdown. Nonostante la pandemia abbia causato a tutti noi stress presentandoci sfide significative, è incoraggiante notare che, in questo periodo, alcuni casi confermano che le persone sono più soddisfatte del loro benessere lavorativo”.

Da quando è iniziato il lockdown, la domanda di assistenza sanitaria virtuale è cresciuta rapidamente in tutto il mondo. Solo nel Regno Unito, più della metà degli intervistati (52%) afferma di prediligere appuntamenti sanitari virtuali piuttosto che quelli di persona, mentre il 43% preferisce avvalersi della sanità virtuale al posto del supporto sanitario generale, come gli appuntamenti dal medico di base. In Cina, Hong Kong e Thailandia la preferenza per soluzioni sanitarie virtuali al posto di appuntamenti di persona supera il 60%.

In quanto parte dell’indagine 360 Well-Being di Cigna, il COVID-19 Global Impact Study è il primo di una nuova serie di studi di Cigna per comprendere meglio l’impatto globale della pandemia COVID-19 sul benessere delle persone. La ricerca 360 Well-Being di Cigna delinea le percezioni sulla salute e sul benessere, includendo anche un indice relativo al benessere fisico, familiare, sociale, finanziario e lavorativo calcolato dal 2014. L’edizione di quest’anno ha coinvolto 10.204 persone in paesi quali Regno Unito, Cina, Hong Kong, Singapore, Spagna, Thailandia, Emirati Arabi e Stati Uniti nel periodo compreso tra gennaio e aprile 2020, durante la pandemia COVID-19.

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