Regina Nadaes Marques
Regina Nadaes Marques

Brasile, cinema, emozioni e verità

La vita che emoziona in tutte le sue sfumature. È quella raccontata nell’edizione 2022 di Agenda Brasil, festival internazionale di cinema brasiliano di Milano a Milano dal 6 all’8 luglio per la sua nona edizione.

Cineteca Milano Arlecchino ed Eliseo Multisala, le location dell’iniziativa promossa dall’Associazione Vagaluna, in collaborazione con il Consolato Generale del Brasile a Milano.

Una mostra che, tornando in presenza, sceglie una formula non competitiva per quest’anno, con l’intento di portare una panoramica sulla molteplicità di generi e linguaggi che il cinema brasiliano offre. A parlarcene è Regina Nadaes Marques, direttrice dell’Associazione Vagaluna.

Hai detto ‘preparatevi a ridere, a piangere, a cantare…’ con questa edizione di Agenda Brasil.

Credo sia un po’ il riflesso di un desiderio che abbiamo tutti in questo momento, quello di liberarci dal peso di questi due anni di diffidenza e paura del futuro. Per questo, abbiamo scelto di fare una programmazione in cui tutti i film sono accomunati da una caratteristica: in apparenza leggerezza, piccole cose, ma dietro c’è sempre uno spunto di riflessione per guardarsi e guardare il mondo.

Siete alla nona edizione, come è nato il Festival?

Nel 2004 ricorreva il cinquantennale dell’accordo che gemellava San Paolo e Milano, allora ero responsabile dell’Istituto Brasile Italia e siamo stati invitati dal Comune di Milano a fare una rassegna cinematografica che parlasse di San Paolo. Un gran successo, per questo l’anno seguente ci hanno riproposto di rifarla e quando l’Istituto ha chiuso, esistevano la mostra, il rapporto con il Comune e con il Consolato brasiliano, così siamo andati avanti.


Abbiamo fondato l’associazione Vagaluna e l’evento è diventato Agenda Brasil perché volevamo fare cinema, ma non solo: per molti anni infatti abbiamo realizzato eventi paralleli, musica, mostre fotografiche, letture per promuovere la cultura del Brasile a Milano.

Cosa porta con sé agli spettatori il cinema brasiliano?

In Brasile come in Europa siamo tutti molto influenzati dalla formula stravincente del cinema hollywoodiano, un prodotto che lo spettatore conosce, sa cosa va a guardare. Non per togliere merito a quello hollywoodiano, ma ci sono tantissimi generi, tantissime varietà di approccio e di linguaggio cinematografico in Brasile, purtroppo schiacciate dal cinema americano, ma per cui comunque esiste un pubblico.

Esiste una scuola brasiliana ed esiste una varietà molto grande di sguardi all’interno dello stesso Brasile: il cinema che si fa a San Paolo è diverso da quello di Rio e da quello del nord est, che è un cinema emergente. Cerchiamo di portare tutto questo nel nostro Festival.

A proposito di differenze, nella rassegna come si gioca il rapporto tra sguardo femminile e maschile?

L’anno scorso, nell’edizione realizzata online, abbiamo dedicato un incontro proprio a una panoramica sulla presenza femminile nel cinema brasiliano, che è sempre stato fatto prevalentemente da uomini e lo è ancora, ma sempre di più dimostra che c’è spazio per le donne.

Nella programmazione di quest’anno, è curioso che al primo sguardo i protagonisti dei film possano apparire solo uomini, eccetto per il titolo di chiusura, ma non è proprio così.

Nel film di apertura, ‘A Viagem de Pedro‘, ad esempio, è la regista e sceneggiatrice Laís Bodansky molto affermata in Brasile, a portare il suo sguardo di donna su un uomo, l’imperatore del Brasile Pedro I raccontato nel suo viaggio di ritorno in Portogallo per difenderne il trono. Ed è molto particolare, perché Bodansky ha colto l’occasione di trasformare un fatto negativo in un elemento molto positivo: esistono diari della traversata dell’oceano dell’imperatore, ma lei non ha potuto vederli e ha, quindi, lavorato con la sua immaginazione mettendo al centro dell’attenzione la vita interiore del protagonista.

Uno sguardo differente

Poi c’è il film del regista Camilo Cavalcanti, il suo primo lungometraggio ‘Storia da eternidade’, che racconta tre storie di amore dal punto di vista di attettante donne di età diverse, in un paesino di 40 abitanti.

Cavalcante è un uomo e porta tutta la sua sensibilità nel mettere in scena queste tre storie molto differenti tra loro, in un ambiente arido dove la presenza dell’elemento acqua è molto importante.

E, poi, il film di chiusura, che ha per protagonista una anziana ballerina un po’ burbera, con la sua diversità, sempre in un piccolo paesino, il suo bisogno di esprimersi che la fa vedere in modo negativo dalla società che le sta intorno. È un film di enorme sensibilità, piacevole per tutti e che al tempo stesso porta in sé tutti gli spunti di riflessione sul ‘diverso da me’.

Ancora una volta, troviamo lo sguardo di un giovane regista su un personaggio femminile e una attrice stupenda che ha preso questo personaggio e lo ha saputo sviluppare molto bene.

Uno sguardo maschile che vedi più ‘vicino’ e attento al femminile?

Penso che ci sia stata una enorme trasformazione, un grandissimo passo avanti rispetto a film di 15 o 20 anni fa, dove il regista poteva anche mettere in scena la storia di una donna ma lo sguardo era sempre il suo, di uomo.

Una immagine dal film di Camilo Cavalcanti ‘Storia da eternidade’

Il film che citavo di Camilo Cavalcanti ne è un esempio: credo che ultimamente i giovani registi siano in grado di avere questo sguardo e di mettersi realmente al posto della donna.

Ti faccio un esempio al contrario, film di grande successo in Brasile sono stati quelli basati sulle storie di Jorge Amado, come Dona Flor e i suoi due mariti, dove il personaggio principale è una donna, appunto Dona Flor, o Gabriella garofano e cannella, con Sonia Braga: dal libro al film lo sguardo è quello dell’uomo. Penso che oggi, invece, ci sia una attenzione maggiore dal punto di vista delle sceneggiature e regie maschili, un’altra qualità di sguardo direi.

Credi che questa qualità differente dello sguardo maschile dipenda anche da una maggiore consapevolezza da parte delle donne?

Assolutamente; il cinema è ancora territorio maschile ma ci sono donne che hanno deciso di occuparsi di fotografia, sceneggiatura, regia e si stanno prendendo il loro spazio quindi c’è il confronto. Alla fine, gli uomini, se vogliono, devono e possono capire, e se non vogliono è un problema loro.

Negli ultimi 10/15 anni, poi, in Brasile ci sono state leggi di sostegno alla produzione cinematografica e moltissime donne hanno colto l’opportunità. Finanziare un’opera non era più solo possibile attraverso contatti personali o soldi della famiglia, c’erano delle vere opportunità, si presentava un progetto che veniva analizzato da un comitato tecnico e le donne si sono molto bene organizzate per accedere a questa possibilità. Lì, c’è stato un bell’impulso alla presenza femminile nel cinema.

Cosa hanno portato?

Uno sguardo semplicemente diverso da quello maschile. Mentre, per quanto riguarda i temi, ci sarà l’artista, la sceneggiatrice, la regista o anche la produttrice che avrà bisogno di parlare di una tematica esclusivamente femminile per una sua questione di espressione, ma ci sono donne che possono parlare di temi universali. O parlare di uomini come è il caso appunto del film di apertura di quest’anno.

Una inquadratura del film ‘A viagem de Pedro’ della regista Laís Bodansky

Cosa pensi del ruolo delle istituzioni nella spinta alla presenza femminile in vari settori: quote rosa in politica, certificazione della diversity nelle aziende…?

Sono d’accordo, perché la nostra società, purtroppo, è stata basata sulla prepotenza maschile, chiamiamola così, è quindi è giusto che ci siano le quote rosa in politica o un equivalente nelle aziende, è un primo passo: magari tra 20 anni non sarà più necessario.

Parliamo di giovani e cinema.

Dal punto di vista del fare c’è molto desiderio, almeno in Brasile, e ci riescono, anche se in questo periodo è molto difficile perché sono stati tagliati tutti i fondi per la produzione, è stata bloccata l’Agenzia che li elargiva, per degli audit interni dovuti a scandali e, forse, anche per una volontà politica di sostenere solo un certo tipo di cinema.

La fruizione sicuramente si sta trasformando, ma non solo per i giovani. Questo accadeva prima e specialmente dopo la pandemia: adesso guardano i film da soli in casa, al computer, ed è un po’ un dispiacere per chi ha conosciuto il rituale di andare in sala, dove c’è una condivisione maggiore. Anche se non scambi una parola con nessuno, c’è un gruppo di persone vicine a te, una energia nell’aria che ti dà qualcosa.

I giovani, però, conoscono solo questa modalità e va bene così, non sono in grado di immaginare come si svilupperà questo nuovo modo di fruire il cinema. C’è poi anche il fatto che per loro, abituati a forme di comunicazione come tic toc, un lungometraggio di un’ora e mezza è forse insopportabile.

Ci sono però anche vantaggi offerti dalle nuove modalità di nuova fruizione, ad esempio far capire alle persone che vedere un film in lingua originale non è un supplizio, anzi, è tutto di guadagnato. Che è il motivo per cui in Agenda Brasil proponiamo i film in brasiliano sottotitolati.

Come è il momento per il cinema in Brasile?

Non è un buon momento, quando è arrivato l’attuale presidente il Ministero della cultura è stato estinto, diventando una segreteria all’interno del Ministero del turismo; poi, l’agenzia di produzione e distribuzione cinematografica è stata chiusa per esigenze, così è stato motivato, di revisione della normativa collegata.

Però c’è stata una grande reazione e in questo momento sono in corso delle audizioni: produttori, registi, sceneggiatori, direttori di festival e via dicendo possono scrivere a un ente le proprie necessità.

Noi di Agenda Brasil, per esempio, abbiamo usufruito di una linea di finanziamento nata dopo una battaglia lunghissima, di anni, fatta dai direttori di festival, in Brasile o come il nostro all’estero. La linea è durata due anni e poi è stata chiusa ; in questo momento siamo stati ricontattati per parlare delle nostre difficoltà ed esigenze.

Diciamo che c’è un ascolto e questo mi dà un po’ di fiducia perché, nonostante gli input dall’alto, l’istituzione resiste, le persone resistono. Vedremo se in futuro riprenderà questa linea di finanziamento, così come tutte le altre.

Arte e libertà di esprimersi

Ti faccio un altro esempio. Negli anni passati la produzione cinematografica era libera, tu potevi proporre qualsiasi idea, dopo che è stata chiusa l’agenzia invece, per l’anno 2021 e 2022, è arrivata dall’alto la possibilità di finanziare produzioni che parlassero del bicentenario dell’indipendenza del Brasile, un evento ufficiale. E questo in tutte le aree: cinema, mostre, teatro, concerti. Una richiesta di esaltazione di un momento storico, che va benissimo, ma non andrebbe imposta, si può suggerire ma resta importante finanziare anche altro.

Cosa è per te il cinema, l’arte in generale?

È sicuramente uno strumento per esprimersi più liberamente.
E questo è un tema che riguarda veramente tutti. Donne e uomini. Gli uomini, poi, portano un peso enorme, purtroppo siamo incastrati in ruoli che la società ci ha attribuito e non c’è ancora una consapevolezza riguardo al bisogno dell’espressione individuale.

Tutti dovrebbero poter accedere all’espressione artistica, alla musica in primis, per lo spirito e anche nel rapporto con il proprio corpo, nel movimento: in questo le donne sono più agevolate, possono permettersi un contatto con sé, più intimo, più di cura di sé degli uomini che anche quando in gioco c’è il corpo, come nello sport, devono scendere nel campo e nell’arena della competizione.

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